Ex leader di Pyongyang: "Solo la caduta di Kim può fermare la crisi nucleare coreana"
Hwang Jang-yop, un tempo mentore del Caro Leader di Pyongyang ed ex segretario del Partito dei lavoratori nordcoreani, ha spiegato ai parlamentari di Seoul che solo la volontà cinese può portare al crollo del regime. Critiche alla politica "del sole splendente".
Seoul (AsiaNews/Ja) L'unica strada per risolvere la crisi nucleare nordcoreana "è deporre Kim Jong-il ed il suo regime", un'opportunità che può essere realizzata "solo con l'aiuto della Cina, vero patrono e difensore della Corea del Nord". Questa tesi è stata sostenuta nei giorni scorsi da Hwang Jang-yop, il rifugiato politico di più alto livello mai fuggito da Pyongyang.
Hwang ha parlato nel corso di un incontro parlamentare a Seoul su invito del Partito nazionale, che gli ha chiesto "un'opinione sincera" sul modo migliore di superare la crisi provocata dal test atomico condotto il 9 ottobre scorso dal regime stalinista.
Il rifugiato, ex mentore di Kim Jong-il e tre volte leader dell'Assemblea nazionale nordcoreana, ha spiegato che "le sanzioni economiche e militari possono produrre alcuni effetti marginali, tra l'altro a danno della popolazione: è impossibile pensare che siano la chiave per far rientrare la crisi". Per Hwang, "solo Pechino decide del fato del Caro Leader: dobbiamo trovare un modo per deporlo con la benedizione cinese".
Persuadere il governo cinese "è possibile solo se Seoul e Washington accettano di non instaurare una vera democrazia nella parte nord della penisola coreana. I cinesi temono infatti che un esempio di libertà a pochi passi dal proprio territorio possa creare confusione nel suo sistema interno. Garantendo una semi-dittatura, potranno essere d'accordo con la cacciata di Kim".
In conclusione, Hwang ha ribadito ai parlamentari la sua opinione sulla politica "del sole splendente" portata avanti dal governo sudcoreano: "Non è altro che una forma di collaborazione con il regime a scapito della popolazione, l'unica che soffre veramente".
L'intervento pubblico del dissidente, avvenuto oltretutto nel Parlamento coreano, ha creato scalpore: Seoul aveva infatti più volte "censurato" le dichiarazioni pubbliche di Hwang, che è stato anche segretario del Partito dei lavoratori nordcoreani, per evitare di indispettire Pyongyang.