Esule siriano critica la comunità internazionale: i diritti umani non importano a nessuno
Stati Uniti e Unione europea vogliono implicare la Siria nei processi di pace per il Medio oriente e hanno fatto cadere la questione dei diritti umani. Damasco continua a tenere rapporti con Hezbollah, Iran e terrorismo in Iraq, “ricattando” la comunità internazionale.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - La comunità internazionale cerca migliori rapporti con Damasco, ma per questo chiude gli occhi sull’avvilente situazione dei diritti umani in Siria. È quanto afferma Maamoun Al Homsi, un parlamentare siriano ora esule a Beirut, che per aver domandato nel suo Paese più libertà politica nel 2001 è stato condannato a cinque anni di prigione. In un’intervista a Reuters egli esprime tutta la sua amarezza sull’occidente che ormai non fa alcuna pressione sulla Siria per attuare riforme politiche o liberare i prigionieri politici. “Sorprende davvero vedere il ruolo minimale che la comunità internazionale sta giocando. È come se la questione dei diritti umani in Siria sia stata ormai eliminata”.
“Il regime ci condanna e pare che la comunità internazionale approvi tutto ciò. Penso che essi [i vari Paesi – ndr] pensino solo ai loro interessi comuni col regime”. “Siamo colpiti, delusi e depressi dalla comunità internazionale” ha detto Homsi.
Nel 2000, quando Bashar el Assad è succeduto a suo padre, aveva fatto sperare in molti cambiamenti e aveva anche liberato alcune decine di prigionieri politici. Ma subito dopo il pugno di ferro è stato di nuovo imposto. A quei tempi la comunità internazionale premeva per maggiore democrazia in Siria. Oggi, secondo Homsi, tutti sono preoccupati del terrorismo e della sicurezza e sono disposti a trattare con Damasco ad ogni costo. Da parte sua, la Siria continua a manifestare amicizia con gli Hezbollah in Libano e con Teheran, mostrandosi come un elemento chiave anche per la fine del terrorismo in Iraq. In questo modo, afferma Homsi, la Siria “ricatta la comunità internazionale e le impone le sue richieste”.
Cinque anni fa la Siria era stata sospettata dell’assassinio di Hariri, l’ex primo ministro libanese ucciso in un crudele attentato, e aveva subito critiche ed emarginazioni dalla comunità internazionale. Ora Stati Uniti e Unione europea cercano il modo di implicarla nei processi di pace in Medio oriente, riaprendo le loro ambasciate a Damasco. E Homsi sottolinea che pochi diplomatici sono desiderosi di accettare da loro richieste per un miglioramento dei diritti umani in Siria.
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