Estremisti indù appoggiano il guru anticorruzione: “ridicoli”
Durissime le critiche piovute sul governo, che ha giustificato il fatto affermando che Ramdev sarebbe venuto meno ad accordi presi in precedenza. Il giorno successivo, il Bjp – partito ultranazionalista indù – e il Sangh Parivar – ala giovanile e violenta del partito – hanno organizzato un “satyagraha” (protesta nonviolenta) di un giorno, sulla falsariga di quelle del Mahatma Gandhi (uccido da un radicale indù, ndR).
Per Digvijay Singh, segretario generale del Congresso, il sostegno del Bjp alla lotta contro la corruzione e il satyagraha “sono solo un modo di distogliere l’attenzione della gente dal ‘terrore sanghi’ degli estremisti e ultranazionalisti indù”.
Lenin Raghuvanshi, direttore della People’s Vigilants Committee on Human Rights (Pvchr), ha condannato le azioni violente della polizia, ma è molto critico nei confronti di Baba Ramdev e della sua presunta lotta contro la corruzione. “Con la liberalizzazione dell’economia nel 1991 – spiega – tre sezioni della società hanno fatto molti soldi: i politici, i guru come Baba Ramdev e le strutture fondate sulle caste, che a loro volta si basano sul dominio. Se nella nostra società non si elimina questo tipo di dominio, né si ascoltano le grida dei più emarginati, come si può combattere la corruzione? Dobbiamo eliminare il sistema delle caste per poter sradicare la corruzione”.
Raghuvanshi aggiunge: “Baba Ramdev ha il sostegno del Bjp e del Sangh Parivar. Oggi siamo testimoni di gravi forme di fascismo etnico: agricoltori brutalmente picchiati per difendere la loro terra dagli espropri; studenti malmenati per chiedere i loro diritti. Ramdev potrebbe portare alcune di queste questioni a livello nazionale, per esempio la causa dei dalit. Allora, perché continua a far finta di niente? Perché sa che sollevando questi problemi, non potrebbe avere dalla sua parte persone come Ashok Singal (Bjp) o Rithambhara (Sangh Parivar)”.