Erevan, iniziata la campagna elettorale per le parlamentari
Vi partecipano 26 liste politiche, divise in quattro coalizioni e 22 partiti indipendenti. Crisi politica scatenata dalla sconfitta del 2020 nel Nagorno Karabakh contro gli Azeri. Proposto un governo di unità nazionale. Il rischio della guerra civile.
Mosca (AsiaNews) – Dopo lunghe contese e diatribe, il 7 giugno è iniziata in Armenia la campagna per le elezioni parlamentari anticipate, che si terranno il 20 giugno. Vi partecipano 26 liste politiche, divise in quattro coalizioni e 22 partiti indipendenti. Tutti i precedenti leader politici, compreso l’attuale premier ad interim Nikol Pašinyan, prederanno parte alla competizione.
Il primo presidente dell’Armenia indipendente post-sovietica, Levon Ter-Petrosyan, guida la lista del Partito del congresso nazionale armeno; il secondo presidente Roberto Kočaryan è a capo della coalizione “Ayastan” (antico nome dell’Armenia). Lo stesso Pašinyan si presenta con il partito “Accordo civile”. Serž Sargsyan, non è inserito nelle liste elettorali, ma il Partito repubblicano da lui guidato è nella coalizione “Ho la dignità”: il terzo presidente del Paese è molto attivo nella campagna elettorale.
Tutti i partiti e gli ex-presidenti si sono scontrati in passato sul tema dell’eredità post-sovietica: Petrosyan era il segretario del Partito comunista in Armenia al momento del crollo dell’Urss, e i suoi avversari pretendevano maggiore indipendenza dalla Russia, rivendicando un ruolo autonomo nei conflitti politici e militari del Caucaso, soprattutto con l’annessione del Nagorno Karabakh. Pašinyan ha cercato una posizione intermedia, difendendo l’indipendenza nazionale e cercando un nuovo ruolo internazionale del Paese.
Pašinyan si rimette in gioco dopo la “rivoluzione di velluto” del 2019 e la sconfitta nel Nagorno Karabakh del 2020, eventi molto contradditori. Egli non perde però la speranza di essere rieletto. Il giorno di apertura della campagna si è rivolto ai cittadini armeni con un discorso ufficiale: “Nel corso degli anni abbiamo sofferto moltissimo per la nostra Patria”. Pašinyan osserva che “vogliono convincervi a tornare indietro, che bisogna essere sottomessi nella propria patria, oppure la perderemo, ma io voglio convincervi del contrario”.
Secondo il premier uscente, quando egli ha guidato la protesta che ha portato al cambio di regime, “la nostra patria era come una macchina sull’orlo di un baratro, che noi cercavamo di guidare senza volante né ruote, senza freni né motore”. Rilanciando la speranza nel futuro dell’Armenia, Pašinyan cerca di presentare una visione di nuova rinascita dopo le catastrofi della guerra e del Covid-19: “Un futuro esiste, e noi oggi lo stiamo creando”.
Tra le tante liste che si contrappongono, rifacendosi ai drammi degli anni passati, c’è anche un partito che invoca la concordia sociale e la formazione di un governo di unità nazionale: si tratta di “Armenia Illuminata”, guidato da Edmon Marukyan. A suo parere, se le elezioni riproporranno lo scontro muro contro muro di questi anni e degli ultimi mesi, la situazione del Paese potrebbe degenerare in una specie di guerra civile.
Nella conferenza stampa di presentazione, Marukyan ha osservato che “secondo tutti i sondaggi, né il partito al governo né la formazione guidata da Kočaryan hanno reali possibilità di ottenere una maggioranza”. Il 45% degli elettori sembra ancora incerto sul voto, quindi “serve una forza che non si presenti come nemica né degli uni né degli altri, per fare un governo tutti insieme per almeno 3-5 anni”.
Se non si arriverà a trovare una formula stabile di governo, secondo tutti gli osservatori, il rischio maggiore è che le Forze armate dell’Azerbaijan, che già occupano diverse zone del territorio nazionale, avanzino molto più in profondità, mettendo in pericolo l’indipendenza stessa dell’Armenia.
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