Energia e armi, Putin a Pechino vuole riprendersi l’Asia
Il primo ministro e candidato presidente russo vola nella capitale cinese per una visita di Stato. Al primo punto la questione energetica e lo stallo sui prezzi delle esportazioni, che le due nazioni sembrano voler risolvere il prima possibile. Per creare “un nuovo tipo di rapporto” che possa contrastare l’ascendente occidentale sul mondo.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il primo ministro russo Vladimir Putin è arrivato questa mattina nella capitale cinese per una visita di due giorni, nel corso della quale cercherà di riallacciare gli antichi rapporti con il gigante asiatico e mettere fine a una disputa energetica che dura da 5 anni. Putin, che quasi senz'altro a maggio rientrerà al Cremlino con la carica di presidente russo, vuole ribaltare la politica estera troppo filo-occidentale portata avanti dal suo successore. Dimitri Medvedev.
Nel corso della visita, il premier russo incontrerà la sua controparte Wen Jiabao e il presidente cinese Hu Jintao. Secondo Dmitry Mosyakov, che dirige il Centro per l’Asia e l’Australia dell’Istituto studi asiatici di Mosca, “si tratta di una visita storica, che vuole mettere le basi per la futura politica estera di Putin. Nei primi anni Novanta del secolo scorso, la Russia si è concentrata sull’Occidente lasciando da parte l’Asia. Questo è stato un errore che si vuole oggi riparare”.
Putin cerca nuovi alleati economici e militari. Al primo punto dell’agenda bilaterale c’è senza dubbio la disputa sulla compravendita del gas russo. Al momento, il settore energetico rappresenta la metà delle esportazioni russe in Cina: il premier vuole ampliare questo settore, che alla fine di quest’anno rappresenterà un introito per Mosca pari a 70 miliardi di dollari contro i 59 del 2010.
Il problema, al momento, è rappresentato dal prezzo di vendita del gas russo. Pechino vuole una riduzione del listino e spera in un aumento del quantitativo inviato: la Cina ha fame di energia, dato che solo grazie ad essa può mantenere il proprio ritmo di produzione industriale. Al momento il gas russo rappresenta anche il 25 % dell’energia importata dall’Unione Europea: con un concorrente come la Cina, la Gazprom (il colosso energetico teleguidato dal Cremlino) potrà negoziare nuovi e più vantaggiosi accordi anche con il Vecchio continente.
Yuri Usahkov, vice capo dello staff del premier, spiega che la Cina “è divenuta il primo partner commerciale della Russia dopo aver sorpassato la Germania. Si tratta di sorpasso simbolico: la visita non mira soltanto a ampliare i contatti economici e commerciali esistenti, ma punta a cambiare proprio la natura della nostra relazione”. I due condividono infatti la visione militare e geopolitica, e intendono controbilanciare (o contrastare) l’influenza mondiale degli Stati Uniti. Il veto congiunto alla risoluzione Onu contro la Siria dimostra questa volontà.
Non solo energia, in ogni caso. Anche il settore agricolo e quello delle comunicazioni verranno esaminati dai capi di Stato, che dovrebbe siglare 17 nuovi accordi commerciali nei due settori. Il punto di vista militare è stato invece, per ora, delegato ai capi di Stato maggiori di Cina e Russia, che la scorsa settimana si sono incontrati a Mosca e hanno convenuto che “l’amicizia militare rimane uno dei punti chiave della partnership fra Cina e Russia”.
Nel corso della visita, il premier russo incontrerà la sua controparte Wen Jiabao e il presidente cinese Hu Jintao. Secondo Dmitry Mosyakov, che dirige il Centro per l’Asia e l’Australia dell’Istituto studi asiatici di Mosca, “si tratta di una visita storica, che vuole mettere le basi per la futura politica estera di Putin. Nei primi anni Novanta del secolo scorso, la Russia si è concentrata sull’Occidente lasciando da parte l’Asia. Questo è stato un errore che si vuole oggi riparare”.
Putin cerca nuovi alleati economici e militari. Al primo punto dell’agenda bilaterale c’è senza dubbio la disputa sulla compravendita del gas russo. Al momento, il settore energetico rappresenta la metà delle esportazioni russe in Cina: il premier vuole ampliare questo settore, che alla fine di quest’anno rappresenterà un introito per Mosca pari a 70 miliardi di dollari contro i 59 del 2010.
Il problema, al momento, è rappresentato dal prezzo di vendita del gas russo. Pechino vuole una riduzione del listino e spera in un aumento del quantitativo inviato: la Cina ha fame di energia, dato che solo grazie ad essa può mantenere il proprio ritmo di produzione industriale. Al momento il gas russo rappresenta anche il 25 % dell’energia importata dall’Unione Europea: con un concorrente come la Cina, la Gazprom (il colosso energetico teleguidato dal Cremlino) potrà negoziare nuovi e più vantaggiosi accordi anche con il Vecchio continente.
Yuri Usahkov, vice capo dello staff del premier, spiega che la Cina “è divenuta il primo partner commerciale della Russia dopo aver sorpassato la Germania. Si tratta di sorpasso simbolico: la visita non mira soltanto a ampliare i contatti economici e commerciali esistenti, ma punta a cambiare proprio la natura della nostra relazione”. I due condividono infatti la visione militare e geopolitica, e intendono controbilanciare (o contrastare) l’influenza mondiale degli Stati Uniti. Il veto congiunto alla risoluzione Onu contro la Siria dimostra questa volontà.
Non solo energia, in ogni caso. Anche il settore agricolo e quello delle comunicazioni verranno esaminati dai capi di Stato, che dovrebbe siglare 17 nuovi accordi commerciali nei due settori. Il punto di vista militare è stato invece, per ora, delegato ai capi di Stato maggiori di Cina e Russia, che la scorsa settimana si sono incontrati a Mosca e hanno convenuto che “l’amicizia militare rimane uno dei punti chiave della partnership fra Cina e Russia”.
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09/06/2022 08:56
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