Emirati: l’ombra della tortura su Ahmed Naser al-Raisi, nuovo capo Interpol
L’alto funzionario è stato eletto oggi durante l’assemblea generale a Istanbul. In passato è stato rappresentate per l’Asia dell’organizzazione, dopo una lunga carriera nelle istituzioni degli Emirati. Attivisti e ong lo accusano di aver avallato violenze e abusi nelle carceri. In passato aveva invocato una riforma in chiave moderna dell’Interpol.
Istanbul (AsiaNews) - Ahmed Naser al-Raisi, alto funzionario del ministero degli Interni degli Emirati Arabi Uniti (Eau), è il nuovo presidente dell’Interpol. La nomina è avvenuta oggi a conclusione dell’incontro annuale dell’assemblea generale, che si è tenuta in questi giorni a Istanbul. Al-Raisi ha alle spalle una carriera decennale fra le istituzioni del Paese del Golfo; nel 2018 la nomina a rappresentante per l’Asia dell’organizzazione internazionale di polizia. Un percorso peraltro contraddistinto da accuse di torture e ripetute violazioni ai diritti umani da parte di ong e attivisti.
Il mandato di al-Raisi a capo dell’organizzazione che ha sede a Lione, in Francia, durerà quattro anni. L’alto ufficiale ha già svolto l’incarico di ispettore generale del ministero degli Interni ed è stato eletto dai rappresentanti di 140 nazioni che fanno parte dell’Interpol, superando la concorrenza del principale rivale, il colonnello ceco Šárka Havránková.
Egli è il primo candidato proveniente dall’area mediorientale ad assumere la presidenza dalla fondazione dell’Interpol, negli anni ‘20 del secolo scorso. Una nomina accolta con soddisfazione dai vertici di Abu Dhabi, come conferma Anwar Gargash, consigliere del presidente degli Eau Khalīfa bin Zāyed Āl Nahyān, secondo cui è il risultato dei “traguardi” raggiunti dagli emirati “nel campo dell’applicazione della legge”.
In una riflessione pubblicata nei mesi scorsi da The National, al-Raisi aveva sottolineato il bisogno di “modernizzare e trasformare” l’organizzazione internazionale di polizia, perché possa essere capace di contrastare attività criminali “sempre più sofisticate”. Egli aveva aggiunto che “l’Interpol è a un bivio. I criminali hanno adottato le ultime tecnologie e, per certi aspetti, stanno superando persino le Forze dell’ordine”. Per affrontare queste forme emergenti di criminalità, secondo al-Raisi la cooperazione e le capacità delle polizie "devono essere sempre più efficaci”.
Se gli Emirati [paradiso di tolleranza e rifugio sicuro per trafficanti ed evasori] celebrano la sua elezione come un successo per il Paese, attivisti e ong per i diritti umani tra cui il Gulf Centre for Human Rights e Human Rights Watch (Hrw) rilanciano accuse di abusi e violazioni. Al-Raisi avrebbe promosso la pratica della tortura all’interno delle carceri degli Emirati e permesso, se non addirittura commesso, “atti di barbarie” contro il blogger e poeta Ahmed Mansur condannato nel 2018 a 10 anni di carcere, che sta scontando in isolamento.
A queste si aggiunge anche una denuncia depositata nel Regno Unito e riguardante il dottorando britannico Matthew Hedges, arrestato anch’egli nel 2018 all’aeroporto di Dubai e condannato all’ergastolo come spia. Vi è infine una querela presentata di recente da legali francesi in Turchia, che aveva in realtà il solo scopo di provare a bloccare la nomina. In tutte queste vicende al-Raisi avrebbe avuto un importante ruolo di supervisione, favorendo la tortura e le violenze in prigione. Una sua nomina, concludono i gruppi attivisti, sarebbe un modo per “avallare” queste pratiche.
Fondata nel 1923, l’Interpol è l’organizzazione di polizia più importante al mondo. Il quartier generale è a Lione, cui si aggiungono sette uffici regionali in Argentina, Camerun, Costa d’Avorio, El Salvador, Kenia, Thailandia e Zimbabwe e altri 195 uffici nazionali, uno per ogni Stato membro. Essa consente alle polizie dei singoli Paesi di condividere informazioni e dati sui crimini, offrendo sostegno tecnico e strategico. L’insediamento di al-Raisi è previsto per marzo 2022.