Emirati, la missione ‘Hope’ invia le prime immagini da Marte
Il 9 febbraio la navicella è entrata nell’orbita del pianeta rosso. L’immagine da al-Amal è stata catturata da una altezza di 24700 km dalla superficie. In questi giorni previsto l’arrivo delle sonde spaziali cinesi e americana. Dietro la corsa alle tecnologie spaziali di Abu Dhabi il modello Israele in tema di difesa e sicurezza.
Abu Dhabi (AsiaNews/Agenzie) - La missione spaziale “Hope” lanciata dagli Emirati Arabi Uniti ha inviato le prime immagini (nella foto) di Marte, meglio noto come il "pianeta rosso". Lo scorso 9 febbraio la navicella spaziale è entrata nell’orbita attorno a Marte, facendo diventare gli Eau la prima nazione araba della storia ad avere una propria missione scientifica nel pianeta più vicino alla nostra terra.
Alla prima immagine ne sono seguite diverse altre in successione. La “Hope” sta seguendo una orbita ampia attorno alla sfera, in modo da poterne studiare il meteo e i sistemi climatici, oltre a poterne ammirare l’intero disco in tutta la sua grandezza. Una “vista”, spiegano gli esperti, che è molto più familiare ai telescopi puntati dalla terra, ma assai diversa rispetto alle immagini restituite dai satelliti che oggi gravitano attorno a Marte.
L’immagine diffusa da “Hope” (al-Amal, in arabo) è stata catturata dagli strumenti di bordo a una altezza di 24700 km dalla superficie di Marte alle ore 20.36 del 10 febbraio scorso, a un giorno di distanza dal suo arrivo sul pianeta rosso.
In un messaggio lanciato su Twitter dall’account ufficiale della missione spaziale si celebra il momento storico: “La trasmissione della prima immagine di Marte da parte di Hope Probe è una pietra miliare della nostra storia e segna l’avanzata degli Emirati Arabi Uniti fra le nazioni coinvolte nell’esplorazione spaziale”. “Auspichiamo - aggiunge la nota - che questa missione porterà a nuove scoperte su Marte che andranno a beneficio dell’umanità”.
In questi giorni è atteso l’ingresso nell’orbita di Marte anche della missione cinese Tianwen-1. E, a breve, sarà la volta degli Stati Uniti con la navicella Perseverance che dovrebbe arrivare il 18 febbraio e cercare di atterrare nei pressi di un cratere equatoriale chiamato Jezero.
Lo scopo della missione lanciata dagli Eau è di tracciare come l’energia si muove attraverso l’atmosfera, dal basso verso l’alto, e la dispersione nello spazio di atomi neutri di idrogeno e ossigeno, retaggio di una abbondante presenza di acqua su Marte. E perché da pianeta caldo e umido sia diventato il mondo freddo, secco e polveroso di oggi.
Con questa prima missione, gli Emirati contano di diventare il centro regionale della ricerca scientifica per le tecnologie spaziali proprio nel 50mo dell’indipendenza della nazione. Il programma è nato nel maggio 2015, da completare nel 2021 con un budget di 200 milioni di dollari e all’insegna dello slogan “L’impossibile è possibile”. Esso è la conferma delle aspirazioni nella corsa allo spazio della federazione araba, per diversificare la propria economia e preparare l’era post petrolio, nel contesto di una produzione ancora legata all’oro nero. Analisti ed esperti sottolineano infine il parallelo con Israele nel tentativo di rafforzare le tecnologie spaziali in tema di difesa e sicurezza, con l’uso di droni e intelligenza artificiale contro la pirateria e lo spionaggio.
20/07/2020 08:18