Elezioni presidenziali compromesse dall'attentato
Jakarta (AsiaNews) - L'esplosione all'ambasciata australiana scorso giovedì potrebbe influenzare i risultati per il ballottaggio del prossimo 20 settembre in cui la popolazione dovrà scegliere fra l'attuale presidente, Megawati Sukarnoputri e Susilo Bambang Yudhoyono (SBY). Secondo l'analista India Samego, "molti interpreteranno l'attentato come prova dell'incapacità del governo a garantire la sicurezza interna e di conseguenza della necessità di sostituirlo". In una situazione di disordine e minacce, la formazione militare di SBY, ex generale dell'esercito e ministro della sicurezza e degli affari politici, potrebbe giocare a suo vantaggio. "La popolazione cerca sicurezza e questo stato d'allerta gli farà guadagnare voti", ha aggiunto l'analista.
Alcuni rappresentanti religiosi, condannando l'accaduto, temono una possibile manipolazione dell'incidente al fine di screditare la comunità musulmana nel Paese. In più occasioni essi hanno voluto specificare che l'attentato non ha moventi di tipo religioso e non deve essere accomunato a conflitti quali quelli di Ambon, nelle Molucche e di Poso, nelle Sulawesi centrali.
Tra i sostenitori di questa posizione, lo stesso nunzio vaticano in Indonesia, mons. Albert Malcom Ranjith Patabendige. "Sono fermamente convinto che l'ultimo attacco non ha radici nel conflitto interreligioso. Nessuna religione, neppure l'islam, insegna ai suoi fedeli l'inimicizia o legittima la violenza come mezzo per raggiungere i propri fini", ha detto l'ambasciatore vaticano. "È necessario aumentare il dialogo tra i capi religiosi. Spesso l'odio è generato semplicemente da incomprensione e incomunicabilità", ha concluso mons.Ranjith.
Della stessa opinione anche il rettore dell'Istituto di Studi islamici, Azyumardi Azra: "ora è più importante stabilire buone relazioni tra i leader religiosi che condannare in modo sommario una delle comunità". Il vice presidente candidato alle prossime elezioni, Hasyim Muzadi, membro della più grande organizzazione islamica del Paese, la Nahdlatul Ulama (NU), ha chiesto al governo di non sfruttare la situazione a fini politici. "La polizia ha fatto il nome della Jemaah Islamiah organizzazione legata ad al.Qaeda - troppo in fretta, senza avere ancora prove certe. In questo modo hanno accusato i musulmani di essere i responsabili dell'attentato, screditandoci senza ragione", ha detto Muzadi.
"La polizia non deve usare l'incidente all'ambasciata come mezzo per screditare personalità musulmane in Indonesia", ha detto Ismail Yusanto, portavoce dell'organizzazione musulmana Hizbut Tahrir Indonesia (HTI). "La nostra comunità ha aggiunto - condanna queste violenze e se ne dissocia".
L'associazione degli studenti indù di Bali ha espresso il suo dolore per le vittime e ha definito l'attacco di giovedì "una tragedia per tutta la società indonesiana".
L'attentato precede di un mese anche le elezioni australiane. La rivendicazione firmata dalla JI e diffusa all'indomani dell'attentato su un sito internet islamico dichiarava: "Abbiamo deciso di punire l'Australia che consideriamo uno dei peggiori nemici dell'islam". Gli investigatori stanno verificando l'autenticità del messaggio.