Elezioni municipali in Arabia saudita: le donne al voto per la prima volta
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima volta nella storia del regno saudita le donne potranno votare ed essere elette alle elezioni municipali del 12 dicembre. Per questo una ventina di loro ha partecipato ad un seminario organizzato nella capitale per spiegare tecniche di campagna elettorale e di raccolta fondi. Secondo gli esperti, le prime elezioni femminili rappresentano uno spartiacque per il Paese e sottolineano anche la crescente importanza delle donne nella società e nell’economia.
“Il mio messaggio elettorale è semplice: cambiare”, afferma a Bloomberg Haifa Al-Hababi, candidata di 36 anni, una delle 21 partecipanti del seminario vestite di nero dalla testa ai piedi. “Cambiare il sistema. Cambiare è vita. Il governo ci ha dato questo strumento e io intendo usarlo”.
Uno dei cambiamenti più urgenti su cui le candidate vogliono puntare è dare maggior spazio alla popolazione femminile nella società. L’Arabia saudita applica una versione rigorosa dell’islam sunnita (wahabita), che pone molte restrizioni alle attività e ai diritti sociali delle donne: queste infatti non possono guidare automezzi, lasciare la casa o il Paese se non accompagnate da un parente maschio, ricevere cure mediche senza il permesso di un parente. Nel 2011 il defunto re Abdullah bin Abdul Aziz ha stabilito la possibilità per le donne di candidarsi ed eleggere proprie rappresentanti (nelle future elezioni municipali del 2015), dopo una protesta nata sui social media in cui la popolazione femminile chiedeva di poter esprimere il diritto di voto. Il re ha anche concesso alle donne di soggiornare negli hotel senza una lettera del coniuge, decisione che ha reso più facile spostarsi per affari. Egli ha nominato la prima donna vice ministro, ha aperto la prima università mista ed eliminato i commessi maschi dai negozi di intimo da donna e nelle profumerie. Il nuovo re Salman, succeduto a gennaio, ha mantenuto le concessioni del fratellastro.
Come conseguenza delle timide aperture del re Abdullah, la manodopera femminile è aumentata del 48% rispetto al 2010. “Creare una forza lavoro di questo tipo può avere un effetto moltiplicativo sull’economia”, riferisce Monica Malik, economista all’Abu Dhabi Commercial Bank. “Se si ha una percentuale del 50% di manodopera inutilizzata, si crea un grave fardello per l’economia”. Nonostante il recente ingresso nel mercato del lavoro, le donne rappresentano ancora solo il 16% della forza lavoro totale nel regno, mentre il 60% è non impiegata.
Una maggior presenza delle donne nel mondo del lavoro è ormai una necessità. Rispetto al boom petrolifero degli anni ’70, in Arabia saudita il costo della vita è aumentato e la popolazione si è triplicata, mentre il prezzo del petrolio è sceso a circa 50 dollari al barile. Stefanie Hausheer Ali, direttore associato all’Atlantic Council del Centro Rafik Hariri per il Medio oriente di Washington, riferisce: “Si è arrivati ad un punto in cui è indispensabile avere due stipendi all’interno di una famiglia, se si vuole mantenere lo stile di vita precedente”.
Foziah Abu Khaid, professoressa di sociologia politica e organizzatrice del seminario, spera che “la partecipazione elettorale delle donne rappresenti tutti i cittadini sauditi, e non solo la metà della popolazione”, oltre che a restituire alle donne fiducia nelle proprie capacità. “I consigli municipali non sono il nostro ultimo obiettivo. Desideriamo che questo sia il primo passo verso una collaborazione politica tra la società e lo Stato”, conclude.
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