Elezioni in Pakistan, per i giovani la Sharia è meglio della democrazia
Islamabad (AsiaNews) - La maggioranza dei giovani pakistani, fra i 18 e i 29 anni, considera "la legge islamica" un sistema giuridico e di governo "migliore della democrazia". Inoltre, più della metà dei ragazzi e delle ragazze interpellate afferma che "il modello democratico non ha giovato al Paese", mentre per il 94% si sta andando "nella direzione sbagliata" rispetto al 50% di un'analoga indagine del 2007. È quanto emerge da un sondaggio elaborato da British Council, organizzazione britannica specializzata in educazione e opportunità culturali e di sviluppo, relativo a un campione di 5mila intervistati. Commentando i risultati del sondaggio, leader cattolici a Islamabad sottolineano che "ci vuole tempo" per risollevare il Paese, al quale servono "opportunità" per crescere e dare nuova fiducia e speranza anche alle nuove generazioni.
Il Pakistan si avvia alle elezioni generali, dopo che il governo guidato dal Partito popolare pakistano ha concluso - il 16 marzo scorso - la legislatura. Per la prima volta il Paese vedrà un passaggio "democratico" dei poteri, dopo decenni passati di dittature e colpi di mano dei militari. Tuttavia, oltre il 75% dei giovani ritiene che il Pakistan sia peggiorato rispetto all'inizio della legislatura e il 58% non ritiene che "la democrazia è stata un bene". A questi si aggiunge il 70% che dice di vivere "peggio" rispetto a cinque anni fa, a conferma che "la preoccupazione maggiore riguarda l'aumento dei prezzi".
Per gli analisti i risultati dell'inchiesta sono importanti, perché le giovani generazioni saranno determinanti per l'esito delle prossime votazioni in programma a maggio visto che un terzo degli elettori ha meno di 30 anni. La maggioranza di questi ritiene che la Sharia e il dominio dei generali sia una prospettiva migliore della democrazia in salsa occidentale. Un segnale che testimonia la visione "pessimista" dei giovani, "disincantati" al cospetto di un quinquennio di governo "civile". Inoltre, il 70% ha fiducia nell'esercito, rispetto al 13% registrato dal governo. Infine, un quarto ha registrato in prima persona "episodi di violenza" e la percentuale sale al 60% nelle zone tribali al confine con l'Afghanistan.
Interpellato da AsiaNews il vescovo di Islamabad/Rawalpindi sottolinea di "rispettare l'opinione dei giovani", perché anche questo "è il bello della democrazia e dobbiamo accettarlo". "Andrebbe però favorita una modalità [di sviluppo] - aggiunge mons. Rufin Anthony - che fornisca le giuste opportunità per correggere politiche sbagliate e rimettere l'intero sistema nella giusta direzione". Gli fa eco l'ex parlamentare cristiano Tahir Naveed Chaudhry che ricorda i principi fissati da Ali Jinnah: "La religione va mantenuta separata dagli affari dello Stato" e le "forze democratiche devono rimanere salde nei loro principi, perché [il sistema democratico] possa infine prevalere" sulle derive autoritarie". Dopo la dittatura è salito al potere un governo democratico, conclude il politico, e "ci vuole tempo per rimediare agli errori fatti negli ultimi 10 anni".
05/02/2020 15:47