Elezioni in Iraq, chi dominerà l'Assemblea Nazionale
Oltre 225 le entità politiche in corsa per le legislative di domani, ma secondo le previsioni l'Assemblea sarà dominata da poche alleanze, per la maggior parte formate su criteri settari e etnici.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) Domani gli iracheni sono chiamati a votare per eleggere la loro prima Assemblea Nazionale con mandato completo dalla caduta del regime di Saddam Hussein. Alla consultazione parteciperanno oltre 225 entità politiche con 21 liste elettorali - ognuna identificata da un numero a 3 cifre. Alle elezioni del gennaio scorso le entità politiche in corsa erano 111. Nonostante l'elevato numero, ci si attende che l'Assemblea sia dominata da poche alleanze, formate principalmente in base a criteri etnici e settari.
La forza principale nell'uscente Assemblea transitoria è l'Alleanza degli Iracheni Uniti, una coalizione di partiti islamici sciiti, che include il Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica (Sciri) di Abdel Aziz al-Hakim e il partito Dawa del primo ministro uscente, Ibrahim Jaafari. Con 140 dei 275 seggi, l'Alleanza domina l'Assemblea attuale, sebbene la maggior parte degli osservatori ritenga che la sua rappresentanza possa crollare di fronte alla nuova competizione. Nelle ultime elezioni l'Alleanza aveva avuto la benedizione spirituale del più autorevole leader religioso sciita iracheno il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, che questa volta non ha appoggiato in modo esplicito nessuno dei candidati. Dopo essere tornato dal suo esilio a Teheran nel 2003, al-Hakim ha portato avanti una politica basata sui principi dell'Islam; i suoi avversari lo accusano di essere al servizio dell'Iran. Stesse accuse per Jaafari, che alla guida del suo partito si è fatto promotore di una serie di riforme ispirate dall'Islam e della modernizzazione delle istituzioni religiose. Secondo molti oppositori sarebbe corrotto, troppo vicino agli interessi iraniani e intenzionato a trascinare il paese verso il potere di un Islam conservatore.
Il secondo gruppo più grande, l'Alleanza Curda, consiste per la maggior parte del Partito Democratico Curdo (Pdc) e dell'Unione Patriottica del Kurdistan (Upk): rivali storici negli anni '90, nel 2002 hanno messo da parte le loro divergenze per dedicarsi al futuro politico del paese e delle loro fazioni in particolare. Massud Barzani, del Pdc, è il presidente della regione autonoma curda. Jalal Talabani, dell'Upk, ha ottenuto invece la presidenza del paese. Talabani è stato un acerrimo nemico del regime di Saddam e ha speso gran parte della sua vita al servizio della causa curda contro la violenta repressione del Baath. L'alleanza, che attualmente detiene 76 seggi dell'Assemblea, di recente ha perso l'Unione Islamica Curda che ora correrà per conto proprio.
Una nuova entrata sulla scena politica è il Fronte di Concordia Nazionale, un raggruppamento di 3 partiti sunniti, che spera di trarre vantaggio dal nuovo interesse della comunità sunnita - dominante al tempo di Saddam - verso il processo politico. Il Partito Iracheno Islamico di Tareq al-Hashimi, la Conferenza del Popolo dell'Iraq (Cpi) di Adnan al-Dulaimi e il Dialogo Nazionale Iracheno (Dni) di Khalaf al-Alyani dovrebbero riuscire ad aumentare i 20 seggi che attualmente costituiscono la porzione sunnita dell'Assemblea.
Queste elezioni vedranno anche l'ex primo ministro Iyad Allawi, un laico sciita, tentare di tornare sulla scena politica dopo la sua pesante sconfitta di gennaio. La Lista nazionale irachena di Allawi, fermamente laica, comprende esponenti di sinistra, comunisti, lo statista sunnita Adnan Pachachi e l'ex presidente Ghazi Yawar, anche lui un sunnita. Secondo gli analisti, il 60enne ex premier, potrebbe essere uno dei probabili candidati alla poltrona di primo ministro nel caso riuscisse ad ottenere un buon risultato elettorale togliendo voti alle liste religiose sciite e stringendo un'alleanza politica con i partiti curdi. "Siamo disponibili ad allearci con tutti meno che con i partiti religiosi" ha dichiarato in una recente intervista. Le linee della politica di Iyad Allawi in questa ultima campagna elettorale sono state chiare: solo la Lista nazionale irachena, sotto la sua guida, è in grado di proteggere il paese dalla guerra civile e dalle divisioni etniche che lo attraversano.
In ultimo Ahmed Chalabi e la sua nuova Conferenza Nazionale. In passato era alleata dei religiosi sciiti e ora consiste di poche piccole fazioni, compresi i monarchici e il Congresso Nazionale Iracheno assieme ai ministri dell'educazione e della giustizia. Un tempo appoggiato dal Pentagono per guidare il nuovo Iraq, Chalabi ha perso il favore degli Stati Uniti per i suoi legami con l'Iran. Ci sono indizi, comunque, che Washington sia tornata a mostrare interesse nei suoi confronti. Come Allawi, Chalabi, attualmente vice primo ministro, sta basando la sua campagna su quelli che ritiene essere i fallimenti dell'attuale governo di transizione, promettendo di contrastare i problemi che tormentano il paese.14/12/2005