25/11/2003, 00.00
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Eid al-Fitr celebra la fine del Ramadan

In tutto il mondo si celebra la conclusione del Ramadan. In un tempo di guerra, essa è spesso un'occasione di fraternità con i cristiani. Il Vaticano anche quest'anno ha diffuso il suo messaggio di augurio.

Per molti paesi a maggioranza islamica la luna crescente del lunedì sera segna la fine del Ramadan, il mese di digiuno, e gli inizi della celebrazione di Eid al-Fitr.

L'Arabia Saudita, culla dell'Islam, e altri stati del Golfo celebrano la fine di Ramadan al martedì. La corte saudita, con un comunicato ufficiale, ha dato l'annuncio che "secondo la legge islamica, la nuova luna di Shawaal è rintracciabile da stasera, lunedì…per questo, domani martedì è il primo giorno del benedetto Eid al-Fitr".

Nel calendario islamico lunare i mesi durano 29 o 30 giorni e ogni mese comincia da quando si vede la nuova luna. Questo spiega perché i paesi islamici celebrino in date diverse la fine del Ramadan.

Indonesia, Malaysia e Singapore hanno annunciato Eid al Fitr per martedì; libici e sunniti dell'Iraq lo hanno festeggiato lunedì; gli sciiti di questi due paesi cominciano mercoledì. Anche il Pakistan festeggia l'Eid al-Fitr mercoledì.

L'Eid al-Fitr si celebra con visite a famiglie e amici,  banchetti speciali e atti di carità. In molti luoghi si organizzano pranzi e banchetti per i poveri.

L'Eid al-Fitr è anche occasione di incontro e scambio di auguri fra cristiani e musulmani. Il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso prepara ogni anno un messaggio ufficiale per la fine del Ramadan.

Quest'anno il messaggio vaticano per la fine del Ramadan ricordava l'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e i 4 pilastri su cui si fonda la pace: verità, giustizia, amore e libertà.

La verità, dice il messaggio a firma dell'arcivescovo Michael Fitzgerald, "comprende il riconoscimento che gli esseri umani non sono i padroni di se stessi, ma sono chiamati a compiere la volontà di Dio". Essa porta a riconoscere in ogni individuo "i suoi diritti", ma anche "i propri doveri" verso gli altri.

Giustizia significa "rispetto per la dignità di e i diritti di ogni persona umana". La mancanza di giustizia a livello personale, sciale e internazionale – afferma il messaggio – causa tanta inquietudine nel nostro mondo di oggi e produce violenza.

La giustizia deve essere temperata dall'amore e dal perdono. "Il perdono è essenziale per restaurare la pace dove sono scoppiati conflitti". Esso apre alla possibilità di ricominciare ancora su basi nuove.

Tutto questo suppone la libertà, una "caratteristica essenziale alla persona umana", che "permette di agire secondo la ragione e di assumersi responsabilità …davanti a Dio e per un nostro contributo alla società".

Mons. Fitzgerald richiama infine la preghiera come "un quinto pilastro". E citando Giovanni Paolo II, conclude: "la preghiera non è una forma di fuga. Al contrario essa ci aiuta ad affrontare la realtà con la forza che viene da Dio". (BC)

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