E il sultano “mise in guardia” il Papa
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – Ieri ha “messo in guardia” papa Francesco a “non fare di nuovo un simile errore”, oggi ha detto che una eventuale mozione del Parlamento europeo, che oggi celebra il centenario del genocidio degli armeni, gli “entrerebbe da un orecchio e uscirebbe dall’altro”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – che per le sue mire neo-ottomane viene detto ”il sultano” - continua nella sua campagna tesa a impedire che quanto accaduto durante la prima guerra mondiale, cioè lo sterminio di circa un milione e mezzo di cristiani armeni, sia definito “genocidio”.
A motivare la reazione del presidente sarebbe la preoccupazione per l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 7 giugno, cosa che gli farebbe assumere posizioni intransigenti sulle questioni nazionali più delicate, per contenere la temuta fuga di voti dal suo partito Akp verso i nazionalisti del Mhp.
Ieri si era scagliato contro “l’onorevole Papa” per quanto detto domenica sul “genocidio”, sostenendo che rispetto alla visita compiuta da Francesco nel novembre 2014, "ora, dopo il suo intervento, ho opinioni diverse su di lui sia come un politico che come uomo religioso".
L’esame dei fatti avvenuti nel 1915, aveva aggiunto, è compito degli storici. E “quando un uomo politico o un religioso interviene nel lavoro degli storici compaiono assurdità come questa”.
Oggi, poi, rispondendo alla richiesta di un commento sulla riunione di questo pomeriggio del Parlamento europeo. Ha detto: “Perché siamo sulla difensiva? Un disonore, un’ombra come il genocidio sono fuori questione”. E se il Parlamento adottasse una mozione sul “genocidio”, “entrerebbe da un orecchio e uscirebbe dall’altro”.
Erdogan ha poi ricordato che attualmente vivono in Turchia circa 100mila immigrati armeni, oltre ai cittadini turchi di origine armena, affermano che lo Stato non ha mai “compiuto discriminazioni contro il popolo armeno” e si sta comportando generosamente non deportandoli, sebbene potrebbe farlo. (FP)
26/04/2016 08:21
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