Duterte ordina l’arresto di Antonio Trillanes
Il senatore ha più volte accusato il presidente di occultamento di beni e denunciato la sua guerra alla droga. È il secondo parlamentare a ricevere un ordine d’arresto dopo Leila de Lima. Sacerdote redentorista denuncia: “Sono braccato dagli Squadroni della morte”.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente filippino Rodrigo Duterte (foto 1) ha ordinato l'arresto del senatore Antonio Trillanes (foto 2), uno dei suoi maggiori oppositori politici, per un ammutinamento fallito più di un decennio fa. Secondo gli osservatori, questa è l’ultima mossa del presidente per mettere a tacere il dissenso nei suoi confronti. Trillanes ha più volte accusato Duterte di occultamento di beni; ha sostenuto anche le denunce presentate alla Corte penale internazionale (Icc) che chiedono l’incriminazione del presidente per le migliaia di vittime causate dalla sua guerra alla droga.
In un provvedimento datato 31 agosto e pubblicate oggi dal Manila Times, Duterte ha revocato l'amnistia concessa al senatore per i tentativi di colpo di Stato del 2003 e del 2007 contro l'ex leader Gloria Arroyo. L'esercito e la polizia hanno l’ordine di “impiegare tutti i mezzi leciti” per arrestare l'ex ufficiale della Marina e portarlo a processo.
“Questo è un chiaro caso di persecuzione politica – ha dichiarato Trillanes in un breve intervento televisivo – Dovrebbe essere chiaro a tutti che il signor Duterte è un dittatore, non rispetta le istituzioni”. Il senatore ha anche ribadito di aver ricevuto l’amnistia attraverso un atto, non revocabile, del Congresso. Egli è il secondo membro del senato ed oppositore del presidente a ricevere un ordine d’arresto dopo Leila de Lima, accusata per traffico di droga e fermata nel febbraio 2017.
La società civile e gli attivisti per i diritti umani denunciano da mesi l’atteggiamento minatorio con cui il presidente è solito rivolgersi ai suoi critici. Esso non risparmia nemmeno la Chiesa cattolica, guida per oltre 83 milioni di filippini. Sacerdoti e religiose sono spesso oggetto di intimidazioni. Negli ultimi giorni, ha creato scalpore il caso di p. Amado Picardal (foto 3), sacerdote redentorista e difensore dei diritti umani.
Egli è una delle voci che hanno denunciato l’operato della Davao Death Squad (Squadra della morte di Davao, Dds), un gruppo di poliziotti e vigilanti responsabili di numerose uccisioni extragiudiziali quando Duterte era sindaco della città meridionale (1988–1998, 2001-2010, 2013-2016). Il sacerdote dichiara esser stato “quasi” assassinato e di aver avuto incontri ravvicinati con lo “squadrone”. P. Picardal si nasconde in una località sconosciuta sin dalla metà di agosto, quando il personale del monastero dei padri redentoristi di Cebu, gli ha riferito in più occasioni di aver visto uomini “sospetti”, che si aggiravano nella zona a bordo di motocicli.
Dall'anno scorso, p. Picardal ha riferito di aver ricevuto informazioni che il famigerato gruppo armato stava per colpire sacerdoti e che lui si trovava in cima alla lista. Dall’inizio del 2018, sono già tre i preti uccisi da uomini armati non identificati. “Sono determinati a completare il loro ‘progetto’ di uccisone, altrimenti non verranno pagati” afferma il padre redentorista, aggiungendo che una fonte gli ha detto: “Malacañang (il Palazzo presidenziale) ha ordinato il tuo assassinio”.
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