Dure condanne per i sei parrocchiani di Con Dau
di Emily Nguyen
Prigione per 12 mesi per due degli accusati, 9 per gli altri quattro. Il processo è durato solo un giorno e gli imputati non avevano difensore perché, come ha spiegato una fonte del Tribunale del popolo, la sentenza era stata già decisa e approvata dalle autorità locali e dal Partito comunista.
Hanoi (AsiaNews) – Dure condanne, ieri a Da Nang, contro i sei cattolici coinvolti negli incidenti del maggio scorso a Con Dau: due di loro dovranno scontare 12 mesi di prigione, gli altri quattro passeranno in carcere nove mesi. Centinaia di agenti in tenuta antisommossa erano schierati intorno alla sede del Tribunale del popolo.
Il presidente del Tribunale, Tan Thi Thu Dung, li ha riconosciuti colpevoli di aver incitato sommosse, aver falsamente accusato il governo e aver istigato altri ad attaccare le forze dell’ordine. Gli imputati hanno protestato la loro innocenza, evidenziando come gli incidenti erano stati provocati dagli agenti che avevano attaccato un pacifico funerale.
Gli accusati non hanno potuto avere un difensore, in quanto l’avvocato Cu Huy Ha Vu, che si era offerto di svolgere tale compito, non ha avuto il permesso di farlo. Il legale ha riferito che una fonte anonima dello stesso tribunale ha spiegato agli imputati che il difensore non era necessario, in quanto la sentenza per ognuno di loro era stata decisa in precedenza e approvata da parte dei responsabili del governo locale e del Partito comunista.
Migliaia di cattolici, ieri, hanno preso parte a veglie di preghiera per protestate contro la sentenza si sono svolte a Hanoi e Ho Chi Minh City (nella foto). A loro si sono uniti anche non cattolici, indignati per la ingiusta condanna.
Ieri, il rinvio del processo e la richiesta di avere spiegazioni di “come sia legalmente possibile appropriarsi di terreni, case, chiesa e cimitero per consegnarli a una società, la Sun Investment Corporation”, che intende costruire un centro turistico erano stati avanzati dal presidente della Commissione giustizia e pace dell’episcopato vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop.
Una spiegazione è stata data proprio dall’avvocato Cu Huy Ha Vu. Parlando alla BBC, il legale ha spiegato che dietro ala vicenda di Con Dau e alle altre simili che accadono nel Paese c’è la grande crescita di valore dei terreni. Ora, secondo la legge, “tutta la terra appartiene al popolo” e lo Stato la gestisce. Di fatto, le autorità locali si prendono quei terreni che sono appetiti da compagnie e li concedono alle imprese. In un Paese nel quale ogni assemblea del Partito si impegna a combattere la corruzione.
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