Due sorelle rilasciate dopo accuse blasfemia (ma rischiano lo stesso il linciaggio)
Accusate di aver gettato un sacco di carta straccia con iscrizioni sacre, fatto da loro negato. L'avvocato parla di cattive intenzioni nei confronti delle donne, una delle quali è anche vedova. L'attivista Joseph Jansen: "Questo abuso delle leggi deve finire prima che altre vite innocenti vadano perse".
Toba Tek Singh (AsiaNews) - Il tribunale di Toba Tek Singh ha rilasciato su cauzione Saima e sua sorella Sonia, due donne accusate ingiustamente di blasfemia. Le sorelle, originarie del villaggio 304 nel Tehsil Gojra, distretto di Toba Tek Singh, erano state accusate due mesi fa di aver gettato un sacco contenente carta straccia con iscrizioni sacre in un terreno abbandonato.
Saima, un'operatrice sanitaria volontaria, e Sonia, che gestisce una scuola, hanno negato con veemenza le accuse, affermando di non essere coinvolte nell'incidente. “Abbiamo vissuto separatamente e non abbiamo gettato alcun sacco in quel terreno - si era difesa Saima -. Lavoro da anni con la comunità musulmana e rispetto profondamente tutti i libri divini. Le accuse sono infondate e sono state fatte per cattiveria”.
Secondo il loro avvocato, Chaudhry Haneef Hameed Mithu, il caso è stato sollevato con cattive intenzioni nei loro confronti, con l'intento di regolare conti personali. Mithu ha anche fatto notare che Saima è una vedova che si occupa esclusivamente del sostentamento dei figli dopo la morte del marito e dei genitori. Nonostante le difficoltà, ha continuato a lavorare per la comunità, rendendo le accuse ancora più infondate.
La corte, guidata dal giudice Waseem Mubarak, ha concesso la libertà su cauzione alle due donne dopo aver esaminato il caso. L'avvocato Mithu ha sottolineato che si tratta di una vittoria significativa, poiché è la prima volta che due donne vengono dichiarate innocenti in un caso di blasfemia. Tuttavia, la minaccia di violenza da parte della folla rimane: le sorelle e le loro famiglie vivono nella costante paura del linciaggio.
L'attivista per i diritti delle minoranze Joseph Jansen ha espresso profonda preoccupazione per l'abuso delle leggi sulla blasfemia in Pakistan. “Il caso di Saima e Sonia è un altro esempio di come le leggi sulla blasfemia vengano utilizzate per risolvere vendette personali. Queste leggi, che prevedono la pena di morte, hanno portato alla violenza delle folle e alle esecuzioni extragiudiziali. Questo deve finire prima che altre vite innocenti vadano perse”.
Jansen ha citato recenti casi di violenza legati alla blasfemia, tra cui l'uccisione di Nazir Masih a Sargodha nel maggio 2024, l'uccisione extragiudiziale di un sospetto di blasfemia a Quetta il 12 settembre 2024 e l'uccisione del dottor Shahnawaz Kanbar da parte di un agente di polizia nel distretto di Umerkot il 18 settembre 2024. In quest'ultimo caso, il dottor Kanbar accusato di blasfemia, era fuggito dalla folla per essere poi ucciso in custodia dalla polizia, mentre il suo corpo è stato dato alle fiamme mentre la sua famiglia tentava di seppellirlo. “È tempo che il Pakistan protegga i suoi cittadini e sostenga lo stato di diritto”, ha concluso Jansen.
22/02/2022 11:00