Dubbi sulle cause “naturali” della colata di fango bollente a Porong
di Mathias Hariyadhi
I risultati della commissione speciale voluta dal parlamento sollevano la Lapindo Brantas da ogni responsabilità dal disastro che nel 2006 ha colpito 10mila persone. La rabbia delle vittime che aspettano i risarcimenti e dei deputati che parlano di “interessi politici”. Uno dei soci della ditta è il ministro degli Affari sociali.
Jakarta (AsiaNews) – Si accende il dibattito politico e la protesta dei cittadini sui risultati del rapporto di una speciale commissione parlamentare, in cui si definisce al 100 per cento “disastro naturale” la colata di fango bollente che nel 2006 ha ricoperto interi villaggi a Porong, nella provincia di Java est. Sollevando da ogni responsabilità la ditta Lapindo Brantas dal cui pozzo di perforazione per la ricerca di gas naturale è fuoriuscita la colata.
Oggi numerosi parlamentari hanno accusato gli esperti chiamati dalla commissione speciale di essere “gli addetti stampa” della Lapindo e di non aver condotto un lavoro scientifico. Il sospetto è che in questo modo si voglia scagionare il ministro indonesiano degli Affari sociali, Aburizal Bakrie. Stretto amico del vice presidente Jusuf Kalla e tra i più ricchi uomini del Paese, è anche proprietario di una quota di controllo della ditta sotto accusa.
Da fine maggio 2006 per mesi fango bollente è fuoriuscito dalla faglia, creatasi nel pozzo di perforazione della Lapindo Brantas a Porong. Il fango ha inondato otto villaggi e ricoperto almeno 1.810 case e 20 fattorie, campi di riso, 18 scuole e 12 moschee e costretto all'evacuazione più di 10mila persone, private anche del loro lavoro. I danni sono stati di miliardi di dollari.
Numerosi parlamentari hanno protestato in aula al termine della lettura del rapporto e ancora non è noto se riuscirà a passare una dichiarazione che stabilisce definitivamente la colata come “disastro naturale”. Zainal Abidin, dell’Indonesian Legal Aid Foundation, denuncia che se il Camera dei rappresentanti si esprimerà in questi termini, entrerà in contraddizione con la sentenza della Corte distrettuale di Jakarta centrale, la quale il 27 novembre 2007 stabiliva che la Lapindo aveva attuato procedure di trivellazione sbagliate.
E a Porong è esplosa la rabbia delle vittime della colata che ancora attendono i risarcimenti. Oltre 3mila persone sono scese in piazza, ci sono state barricate e cortei. I responsabili della ditta hanno chiarito che la dichiarazione di “disastro naturale” non cancellerà le responsabilità morali della Lapindo, che si impegna a portare avanti il programma di risarcimenti per oltre 2,83 trilioni di rupie.
Dradjad Wibowo, del National Mandate Party, fa notare però che “se il disastro di Porong diventa un ‘fenomeno naturale’, la Lapindo potrà fare causa allo Stato e chiedere la restituzione degli 1,3 trilioni di rupie già sborsati per le vittime”.
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