Dubai allenta le regole del Ramadan per rilanciare il turismo
Ristoranti e bar dell’emirato non sono più obbligati ad apporre pannelli o schermi per coprire quanti consumano cibo. Mons. Hinder: per il mese sacro regole “meno strette” rispetto al passato. Il 90% degli abitanti di origine straniera, una fetta consistente non musulmani. Il turismo vaccinale legato alla pandemia.
Dubai (AsiaNews) - A Dubai le “regole” per i non musulmani durante il Ramadan sono “meno strette rispetto al passato”; in quest’ottica si inquadra anche “la direttiva che cancella l’obbligo imposto a bar e ristoranti di nascondere alla vista” quanti mangiano - soprattutto stranieri e turisti - di giorno nel mese sacro di digiuno e preghiera. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen) e amministratore apostolico sede vacante dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain). Una decisione, prosegue il prelato, che mostra un ”allentamento” nell’applicazione delle norme che riguardano la fede islamica e “il tentativo di rilanciare un’economia e un settore, quello del turismo” che hanno sofferto a causa della pandemia di Covid-19.
Per tutto il periodo di Ramadan, dunque, i ristoranti potranno servire i pasti - ai non musulmani - senza dover nascondere i tavolini dietro a paraventi o coperture provvisorie, come avveniva in passato. Il cambiamento deciso dai vertici della città-Stato sarebbe legato alla crisi nei servizi, nel turismo e nell’industria del divertimento - su cui Dubai basa gran parte dei propri proventi - innescata dall’emergenza sanitaria globale. Per favorire l’afflusso di persone, e di denaro, i vertici di governo avrebbero così deciso di allentare restrizioni e divieti.
A inizio settimana le autorità avevano annunciato che i ristoranti non devono più chiedere “permessi speciali” per servire cibo e bevande durante il giorno, come consuetudine in passato. Nell’emirato il 90% degli abitanti è di origine straniera; di questi, un numero consistente non professa l’islam e non è dunque tenuto ad osservare l’obbligo di digiuno (e preghiera) dall’alba fino al tramonto. “I ristoranti di Dubai - ha dichiarato il Dipartimento dell’economia (Ded) - possono decidere in modo autonoma se piazzare o meno dei pannelli, o di coprire le vetrine”. La nuova norma è entrata in vigore ieri con l’inizio del Ramadan.
Nelle ultime settimane Dubai ha cercato di riaprire in maniera progressiva, ma certo più rapida e con meno vincoli rispetto agli altri emirati, le porte ai turisti internazionali, alleggerendo le restrizioni imposte per contenere la diffusione del novo coronavirus. La località è fra le favorite al mondo da quanti cercano di fuggire da restrizioni, lockdown e coprifuoco confermandosi la più aperta e “liberale” in tutta l’area del Golfo. Un approccio emerso già in passato quando era “tollerata” - seppur in modo ufficioso - la convivenza fra persone non sposate e il consumo (in forma privata) di alcolici la cui “interdizione formale” risulta oggi cancellata.
In tema di Covid-19 restano però alcune indicazioni di natura sanitaria come il limite agli incontri nel medesimo nucleo familiare per l’iftar, la cena che rompe il digiuno quotidiano e occasione in passato di incontri e riunioni. Sconsigliata anche l’organizzazione di eventi e assembramenti, comprese le visite agli amici, mentre è consigliato l’uso di mezzi elettronici per i pagamenti e l’utilizzo di un proprio tappetino per la preghiera all’interno delle moschee.
Nel recente passato si è parlato anche di Dubai per il cosiddetto “turismo vaccinale”, la possibilità di ottenere una dose del vaccino (soprattutto quello cinese o russo), all'interno di un soggiorno o di una vacanza nell’emirato. “Voci di un turismo legato al vaccino - sottolinea mons. Hinder - ve ne sono state nel recente passato, ma non viene data grande enfasi o pubblicità”. Casi di contagi, conclude, “ve ne sono ancora, ma la politica e le misure di contenimento non sono uguali in tutti gli Emirati: ad Abu Dhabi, per esempio, vi sono restrizioni maggiori rispetto a Dubai”.