Dottrina della fede: Nella formula ‘Io ti battezzo’ è Cristo che battezza
Il documento della Congregazione vaticana vuole correggere alcune formule ambigue, a carattere più “democratico” e meno “clericale”. L’azione sacramentale avviene in nome di Cristo, “che agisce nella sua Chiesa”. Il ministero non è “un esercizio di potere” né “manipolazione” di formule a proprio piacimento.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Quando il ministro dice «Io ti battezzo...» non parla come un funzionario che svolge un ruolo affidatogli, ma opera ministerialmente come segno-presenza di Cristo, che agisce nel suo Corpo, donando la sua grazia e rendendo quella concreta assemblea liturgica manifestazione «della genuina natura della vera Chiesa», in quanto «le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è sacramento di unità, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi»”. È uno dei punti salienti del documento diffuso oggi dalla Congregazione per la dottrina della fede, in cui si riafferma il valore della formula tradizionale del battesimo.
Il documento, approvato da papa Francesco, corregge alcune sfasature che avvengono usando formule più “democratiche” o “meno clericali”, quali ad esempio: «A nome del papà e della mamma, del padrino e della madrina, dei nonni, dei familiari, degli amici, a nome della comunità noi ti battezziamo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
“La deliberata modifica della formula sacramentale – spiega il documento - è stata introdotta per sottolineare il valore comunitario del Battesimo, per esprimere la partecipazione della famiglia e dei presenti e per evitare l’idea della concentrazione di un potere sacrale nel sacerdote a discapito dei genitori e della comunità, che la formula presente nel Rituale Romano veicolerebbe”.
Contro ogni tentazione sociologica, il documento ribadisce che “l’azione sacramentale” è compiuta “non in nome proprio, ma nella persona di Cristo, che agisce nella sua Chiesa, e in nome della Chiesa”. Tutto questo è garantito dal “ministro”, “che abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa”. L’obbedienza anche alla formula è necessaria “perché il ministro agisce in quanto segno-presenza dell’azione stessa di Cristo che si compie nel gesto rituale della Chiesa”.
Il documento ricorda poi che l’esercizio del ministero ecclesiale non è “un esercizio di potere” , né “manipolazione” di un atto che appartiene alla Tradizione.
La Congregazione vaticana precisa anche che coloro che sono stati battezzati con formule non tradizionali hanno bisogno di essere battezzati con la formula della Tradizione. E conclude con una frase di sant’Agostino: «Battezzi pure Pietro, è Cristo che battezza; battezzi Paolo, è Cristo che battezza; e battezzi anche Giuda, è Cristo che battezza».