Doppio attacco suicida nello Yemen, almeno 67 morti e decine di feriti
Sanaa (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 67 vittime e decine di feriti il bilancio aggiornato di due attentati avvenuti ieri nello Yemen, teatro da settimane di scontri e instabilità politiche con i ribelli sciiti che hanno portato alle dimissioni del precedente governo. Una delle due esplosioni aveva come obiettivo proprio una manifestazione di protesta promossa a Sanaa dagli sciiti Houthi, che hanno assunto il controllo di ampie porzioni della capitale. L'esplosione ha investito decine di persone, lasciandosi alle spalle cadaveri mutilati e parti di corpo umano per le strade; fra le vittime vi sono anche quattro bambini.
Gli attentati sono destinati a fomentare ancor più le tensioni confessionali fra sunniti e sciiti, con il rischio concreto di una guerra civile nel Paese. Un testimone oculare riferisce che un uomo, con indosso una cintura esplosiva, si è avvicinato a un punto di controllo predisposto dal gruppo sciita, "facendosi saltare in aria fra i membri della sicurezza e i civili" presenti nella zona.
In un secondo attacco, avvenuto ad un checkpoint dell'esercito nella provincia orientale di Hadramuwt, almeno 20 soldati avrebbero perso la vita e 15 sono rimasti feriti, anche se il bilancio è tuttora provvisorio. Teatro dell'attentato Mukalla, cittadina portuale sul mar Arabico.
Finora non vi sono state rivendicazioni ufficiali per gli attacchi, anche se i sospetti convergono sul gruppo estremista Al Qaeda in the Arabian Peninsula (Aqap), cellula locale affiliata alla rete del terrore fondata da Osama bin Laden. I terroristi, già impegnati da anni in attentati e violenze mirate contro forze di sicurezza e strutture governative, hanno di recente preso di mira anche il gruppo ribelle sciita Houthi.
Analisti ed esperti di politica internazionale avvertono che, anche in Yemen, è alto il rischio di una guerra sanguinaria provocata da movimenti estremisti islamici, come sta avvenendo in Siria e Iraq.
Gli attentati di ieri sono giunti in concomitanza con un momento cruciale nella vita politica e istituzionale del Paese: il braccio di ferro in atto fra i leader del movimenti sciita Houthi e il presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour ha costretto il neo-premier incaricato Ahmed Awad bin Mubarak a rimettere il mandato nelle mani del capo di Stato. Gli Houthi hanno subito criticato la scelta di Mubarak quale futuro Primo Ministro di un governo di coalizione nazionale, sottolineando che dietro la sua candidatura vi sarebbe la mano di Washington.