Dopo l'accordo (parziale) a Dubai l'Asia discute sulla 'comunità zero emissioni'
Alla COP28 raggiunta l'intesa su un testo di compromesso che invita ad “allontanarsi dai combustibili fossili". Intanto al vertice di Tokyo tra l'ASEAN e il Giappone in programma nei prossimi giorni si parlerà di come accelerare la transizione ecologica nel Sud-Est asiatico.
Dubai (AsiaNews/Agenzie) - Dopo l'ultima notte di negoziati alla Cop28, è stato raggiunto il consenso su un testo che invita ad “allontanarsi (transitioning away) dai combustibili fossili" entro il 2050. Salta invece l'espressione "eliminazione graduale” (phase out), sgradita a Russia e ad alcuni Paesi dell’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) come Iran ed Emirati Arabi Uniti. L'accordo è stato raggiunto dopo due settimane di negoziati in cui quasi 200 nazioni hanno discusso su come affrontare collettivamente la crisi climatica e invita gli Stati ad avviare una transizione dai combustibili fossili, "in modo ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, al fine di raggiungere l'obiettivo di emissioni zero" nel 2050.
In questo quadro ora - a livello asiatico - la riflessione sul futuro del clima si sposta a Tokyo dove sarà uno dei temi centrali del vertice ASEAN–Giappone che dal 16 al 18 dicembre commemora i 50 anni di relazioni tra l'organizzazione dei Paesi del Sud-est asiatico e la nazione nipponica. L’obiettivo principale ed esplicito dell’incontro da parte della principale organizzazione multilaterale della regione - che riunisce Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam - e del Giappone è quello di progettare una "nuova visione" di cooperazione in vari campi tra cui quello di una rapida transizione ecologica e una dismissione dei combustibili fossili per la produzione di energia.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida terrà lunedì prossimo un vertice nell’ambito della “Comunità Asia Zero Emissioni” (AZEC) lanciata a marzo di quest’anno proprio dal governo giapponese per promuovere la decarbonizzazione nella regione asiatica. A riprova dell’importanza del tavolo giapponese, ci saranno il presidente delle Filippine Marcos e il presidente indonesiano Joko Widodo - leader insieme alla Malaysia di due tra i primi 25 Paesi esportatori di greggio -. Il Myanmar, governato dalla giunta militare golpista non è stato invitato a prendere parte all’incontro, mentre il primo ministro di Timor Est Xanana Gusmao si unirà in qualità di osservatore.
A Tokyo ci sarà anche il primo ministro thailandese Srettha Thavisin che già al meeting Apec di San Francisco, aveva detto di voler allargare la collaborazione con Tokyo nel settore energetico (già molte case automobilistiche giapponesi operano con basi produttive in Thailandia), mirando congiuntamente con gli altri Paesi, ad una transizione verso l’energia pulita.
Nel suo intervento alla COP28 di Dubai il primo ministro giapponese Fumio Kishida aveva detto che Tokyo sta già lavorando insieme ai Paesi del Sud-Est asiatico per la comune transizione ecologica. Il governo giapponese infatti sta promuovendo una tecnologia che ridurrebbe le emissioni di anidride carbonica nella produzione di energia termica mescolando il prodotto di scarto degli impianti con l’ammoniaca. Inoltre Giappone, Corea Del Sud e Mongolia figurano tra i 20 Paesi asiatici che a Dubai hanno promesso di triplicare la capacità di energia nucleare mondiale entro il 2050 per ridurre le emissioni globali di carbonio.