Dopo l’assassinio di Benazir Bhutto, violente manifestazioni contro il governo Musharraf
di Qaiser Felix
La salma della leader popolare, uccisa ieri in un attentato suicida a Rawalpindi, è giunta stamattina nella sua città natale di Naudero, dove verrà seppellita davanti a migliaia di persone. Nella notte, scontri violenti in tutto il Paese contro il governo, considerato il vero mandante dell’omicidio rivendicato da al-Qaeda.
Islamabad (AsiaNews) – Il corpo di Benazir Bhutto, leader dell’opposizione pakistana uccisa ieri in un attentato suicida a Rawalpindi, è arrivato poche ore fa nella sua città natale di Naudero (nel sud del Paese), dove verrà seppellito davanti a migliaia di persone, che si sono messe in viaggio sin dal pomeriggio di ieri per assistere al funerale.
Insieme alla bara, trasportata in elicottero, sono arrivati i 3 figli della Bhutto ed il marito, che ieri ha accusato il governo guidato dal presidente Musharraf di essere il vero mandante dell’omicidio, rivendicato da al-Qaeda. Il governo provinciale del Sindh, dove si trova Naudero, ha ordinato alla polizia di sparare contro “manifestanti violenti”.
Nel frattempo, non si ferma la violenza scatenata dai sostenitori della Bhutto e dai simpatizzanti del Partito popolare contro agenti di polizia ed edifici governativi. Molti pakistani, infatti, ritengono l’ex generale Musharraf colpevole dell’attentato suicida avvenuto ieri nella cittadina alle porte di Islamabad (una delle roccaforti militari del Paese), che ha ucciso 20 persone e ferite altre 46.
Nel corso della notte si sono verificati disordini in quasi tutto il Paese. Molti manifestanti hanno bruciato le immagini ed urlato slogan contro il presidente, che si è appellato alla calma “per non darla vinta agli estremisti ed ai loro disegni malvagi”, ma ha evitato di inviare gli agenti anti-sommossa per timore di nuove violenze. Tuttavia, 10 persone sono morte nel corso degli scontri.
Il Paese ha deciso di osservare 3 giorni di lutto nazionale, ed ora sta considerando cosa fare delle prossime elezioni parlamentari, previste per l’8 gennaio. L’opposizione, guidata dai popolari della Bhutto e dalla Lega musulmana dell’ex premier Nawaz Sharif, stava considerando già da giorni l’ipotesi di un boicottaggio generale, data l’enorme influenza elettorale di Musharraf.
Ieri, Sharif ha confermato che la propria formazione non parteciperà al voto: “Chiediamo che il presidente rinunci alla sua carica immediatamente, se vuole salvare il Pakistan”. Anche i dirigenti del Partito popolare hanno chiesto le dimissioni di Musharraf, e si sono detti favorevoli al boicottaggio. Il governo ha ribadito invece che le elezioni si terranno come stabilito.
Figlia del deposto primo ministro pakistano, Zulfikar Ali Bhutto (fatto giustiziare dal generale Zia nel 1979), Benazir Bhutto nasce a Karachi il 21 giugno 1953. A 35 anni viene eletta premier del Pakistan: è la prima donna capo di governo in un Paese musulmano nell’era moderna.
Amata in Occidente, beniamina degli Stati Uniti, due volte premier (1988-1990 e 1993-1996) e per due volte costretta a dimettersi per scandali di corruzione di cui si è sempre professata innocente, dopo 8 anni di esilio a Dubai e Londra era tornata in patria il 18 ottobre scorso.
Il suo rientro era stato oscurato dalle critiche per le accuse di corruzione – circostanziate nel tempo da diverse prove a lei contrarie - e dal compromesso raggiunto con il regime Musharraf per poter rientrare in patria, che prevedeva la sua rielezione a primo ministro e la rimozione delle accuse, ma non la liberazione dei leader popolari da tempo in carcere per l’opposizione al governo militare.
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