Dopo 26 anni solo Chiesa e ong assistono le vittime del disastro di Bhopal
Bhopal (AsiaNews) – La popolazione di Bophal (Madhya Pradesh) ricorda oggi le vittime della fuga di 40 tonnellate di gas tossico che il 2 dicembre 1984 ha fatto 20mila vittime e intossicato quasi 600mila persone. Questa mattina oltre 500 persone rese disabili dall’inalazione del gas hanno manifestato davanti agli ex stabilimenti della Union Carbide, multinazionale statunitense responsabile del disastro.
“Dopo 26 anni di sforzi - afferma ad AsiaNews fratel Michael Francis, del Seminario maggiore di S. Carlo - le vittime della tragedia di Bophal guardano ancora al governo e sperano un giorno di ottenere giustizia. Ma la giustizia ritardata è giustizia negata”.
A tutt’oggi, Warren Anderson, l’allora presidente di Union Carbide Corporation è latitante. Le otto persone condannate a due anni di reclusione lo scorso 9 giugno sono già libere su cauzione.
Fratel Francis sottolinea che in questi anni solo Chiesa e organizzazioni non governative si sono prese cura delle vittime, fornendo loro assistenza medica e legale. “In questa circostanza difficile – aggiunge – la popolazione di Bophal continuerà la sua battaglia, mostrando al mondo i danni delle intossicazioni chimiche provocate dal comportamento irresponsabile delle multinazionali”.
Provocato da una fuga di 40 tonnellate di isocianato di metile (cianuro) dallo stabilimento di pesticidi della Union Carbide, il disastro di Bophal è considerato una delle più gravi tragedie ambientali della storia. A tutt’oggi i dati sono incerti. Le stime sul numero di avvelenamenti causati dal gas tossico parlano di almeno cinquemila persone uccise poche ore dopo la fuga, 15mila nei mesi successivi. I disabili permanenti sarebbero superiori a 150 mila. Il governo del Madhya Pradesh considera ormai l’area fuori pericolo, ma negli ospedali di Bophal si presentano ogni giorno 6mila persone con problemi respiratori, motori e celebrali legati alla tragedia.
07/06/2010
27/07/2021 13:41