27/05/2017, 11.01
ISRAELE - PALESTINA
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Dopo 20 ore di negoziati, i detenuti palestinesi sospendono lo sciopero della fame

Non è ancora chiaro quali richieste siano state accordate, oltre a una visita familiare mensile aggiuntiva. Ai negoziati ha partecipato Marwan Barghouti. Issa Qaraqe, presidente del Comitato palestinese per gli affari dei prigionieri, afferma: "I prigionieri hanno sospeso lo sciopero dopo che le loro richieste sono state accettate”. 

Gerusalemme (AsiaNews) – Lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi, giunto al 40mo giorno, si è concluso ieri notte con un accordo raggiunto dopo un negoziato durato 20 ore.

Issa Qaraqe, presidente del Comitato palestinese per gli affari dei prigionieri, ha rilasciato una dichiarazione congiunta con Qaddura Fares, presidente della Società dei prigionieri palestinesi (Pps), affermando che lo sciopero “libertà e dignità” è stato sospeso dopo un negoziato tenutosi fra alcuni leader palestinesi in prigione guidati da Marwan Barghouti e l’autorità israeliana carceraria (Ips) della prigione di Ashkelon.

La dichiarazione non riporta quali concessioni sono state accordate. Qaraqe oggi ha affermato che lo sciopero è stato sospeso dopo “che le loro richieste sono state accettate”. È prevista in giornata una conferenza stampa che chiarisca la posizione palestinese attuale.

Un portavoce dell’Ips afferma che l’accordo è stato stipulato fra lo Stato israeliano, la Croce rossa internazionale e l’Autorità palestinese. Ai prigionieri sarebbe stata accordata una seconda visita familiare mensile, le cui spese saranno sostenute dall’Autorità palestinese.

Secondo l’Ips sono 1.578 i detenuti in totale che hanno partecipato allo sciopero, la maggior parte legati a Fatah, il movimento alla guida dell’Autorità nazionale palestinese.

Lo sciopero era iniziato il 17 aprile, sotto la guida di Barghouti, per chiedere migliori condizioni di vita, cure mediche, visite familiari e la fine delle detenzioni amministrative. Ad inizio mese la moglie Fadwa Barghouti aveva scritto una lettera al papa, per chiedere il suo intervento.

Nei giorni scorsi, le Nazioni Unite, la Croce rossa e varie Ong avevano espresso preoccupazione per la salute degli scioperanti. In tutta Europa, intanto, e in alcune città statunitensi si erano tenuti eventi in solidarietà con i detenuti.

Mahmoud Abbas il 25 maggio aveva affermato di aver “discusso in modo approfondito” la situazione dei detenuti con Jason Greenblatt, il rappresentante speciale del presidente Usa Donald Trump per i negoziati internazionali. Parlando con Greenblatt, Abbas lo avrebbe informato dei dettagli e delle loro speranze di “sentire presto la sua risposta a riguardo delle richieste dei prigionieri”. Abbas ha anche enfatizzato che il “mondo sa che le richieste degli scioperanti della fame sono giuste. Israele non ha scuse per rifiutarle”. 

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