Donne tamil: Il governo ha sequestrato i nostri figli durante la guerra civile
Raddolugama (AsiaNews) - "I nostri figli e i nostri mariti sono stati presi dalle forze di sicurezza governative. Nessun altro li ha portati via, sono stati i militari a farlo. Per questo non vogliamo chiamarli scomparsi. Il presidente Mahinda Rajapaksa deve riportarli a casa". È l'appello lanciato da 350 donne tamil provenienti dal nord dello Sri Lanka, che il 27 ottobre scorso si sono recate a Raddolugama (sud del Paese) per celebrare il 23mo anniversario della Giornata degli scomparsi, organizzato dall'associazione Families of Disappeared. In questo luogo è stato eretto un grande monumento in onore di tutte quelle persone di cui si sono perse le tracce.
Al tempo della guerra civile, le forze armate giustificavano le cosiddette "sparizioni forzate" accusando questi uomini di rapporti con i membri delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte, le Tigri Tamil), i ribelli che rivendicavano la creazione di uno Stato tamil indipendente.
Udaya Chandara, una donna di mezza età, è venuta dal distretto di Mannar per partecipare alla commemorazione. "Non oso dire - spiega in lacrime ad AsiaNews - che i militari abbiano preso il mio unico figlio. Lo chiamo un sequestro. Essi lo hanno rapito mentre dormiva, nella nostra casa, e lo tengono da qualche parte su quest'isola. Per questo non voglio chiamarlo uno 'scomparso'. Dalla sua sparizione, nel 2008, ho cercato mio figlio ovunque. Non stiamo implorando per avere del cibo; chiediamo solo di riportarli a casa".
All'incontro la donna ha portato con se una foto a colori di suo figlio. Sa che a molte madri la polizia ha detto di richiedere il certificato di morte per quei cari di cui non si sa più nulla. "Ma io sto aspettando - dice - che quegli agenti vengano da me e mi dicano di ritirare un certificato di morte per questo mio figlio che mi è stato portato via da loro. Se verranno, li prenderò a scarpate!".
Molte altre donne hanno storie simili a quella raccontata da Udaya. Sebastian Devi, del distretto orientale di Trincomalee, ha visto portare via entrambi i suoi figli dalla polizia. "Nel mio caso - racconta - è accaduto in pieno giorno. Dicevano che dovevano solo interrogarli e invece... quanti anni sono passati ormai?".
A peggiorare la condizione di queste donne sono le ritorsioni subite da alcuni membri delle forze dell'ordine. Con la scusa di contattarle per dare loro notizie, gli agenti chiedono i loro numeri di telefono, e nel cuore della notte le chiamano insultandole con pesanti commenti a sfondo sessuale.
Qualcosa di peggiore è accaduto a Sebastian Devi: "Una volta ho dato una mazzetta di 1,5 milioni di rupie (8400 euro) a due funzionari. Mi avevano detto che se rivolevo mio figlio, dovevo pagarli. Ma dopo averlo fatto, loro sono spariti, e io non ho mai avuto notizie sul mio ragazzo. Tempo dopo ho scoperto che avevano dato parte dei soldi a degli ufficiali di marina. Li ho denunciati, ma la procura ha chiuso il caso".
Secondo Families of Disappeared, dal 1987 a oggi almeno 5mila persone sono rimaste vittime delle "sparizioni forzate