Doha, nucleare: nessun progresso nei colloqui (indiretti) fra Teheran e Washington
Le due delegazioni si sono parlate nella capitale del Qatar, con la mediazione Ue. Bruxelles spiega che le trattative “continueranno” per ripristinare il Jcpoa, un “accordo chiave”. Fra i nodi della controversia la rimozione dei Pasdaran dalla lista Usa delle organizzazioni terroristiche.
Doha (AsiaNews) - Si è concluso con un nulla di fatto l’esito dei colloqui (indiretti) fra Teheran e Washington sul nucleare iraniano tenuti a Doha, capitale del Qatar, nel tentativo di salvare l’accordo del 2015 (Jcpoa) sconfessato da Donald Trump tre anni più tardi. Il risultato di questo incontro, ha sottolineato l’inviato dell’Unione europea Enrique Mora, non ha portato ai progressi che “il team Ue, in quanto coordinatore, avrebbe sperato e auspicato”. “Continueremo a lavorare - aggiunge il diplomatico europeo - con ancora maggiore urgenza, per riportare in carreggiata un accordo chiave per la non proliferazione e la stabilità regionale”.
In una nota un portavoce del Dipartimento di Stato americano sottolinea che l’Iran “ha fallito nel rispondere in maniera positiva all’iniziativa dell’Ue e per questo… non sono stati fatti progressi”. I colloqui mediati da Bruxelles sono iniziati il 28 giugno sotto il coordinamento di Mora, il quale ha fatto la spola fra la delegazione iraniana capeggiata da Ali Bagheri Kani e l’inviato speciale Usa per l’Iran Rob Malley, in due stanze diverse di un hotel di Doha.
Teheran ha rifiutato colloqui diretti optando per quelli di “prossimità” sotto l’egida dell’Ue. Secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana Tasnim, il portavoce del ministero degli di Teheran Esteri Naser Kanani ha sottolineato che Bagheri Kani e Mora “saranno in contatto per continuare il percorso” e avviare “la prossima fase dei colloqui”.
A marzo l’accordo sul nucleare sembrava in procinto di riprendere quota, ma dopo 11 mesi di colloqui a Vienna fra Teheran e le potenze mondiali la sua finalizzazione è ancora lontana. Il nodo della controversia è legato alla richiesta dei vertici della Repubblica islamica alla controparte statunitense di rimuovere il corpo dei Guardiani della rivoluzione (Irgc, i Pasdaran) dalla lista delle organizzazioni terroristiche (Fto). “L’Iran - spiega un portavoce del Dipartimento di Stato - ha sollevato questioni del tutto estranee” all’accordo nucleare Teheran, prosegue la nota, “all’apparenza non è pronta a prendere una decisione fondamentale se vuole rilanciare l’accordo o affossarlo del tutto”.
L’agenzia Tasnim, affiliata ai Pasdaran, punta il dito contro l’amministrazione Biden “per la debolezza e l’incapacità di prendere una decisione finale” che causa uno stallo nei colloqui. “Ciò che impedisce a questi negoziati di andare a buon fine - prosegue il testo - è l’insistenza degli Stati Uniti sulla loro bozza di testo proposta a Vienna, che esclude qualsiasi garanzia che sia di beneficio economico per l’Iran”.
Mohammad Marandi, consigliere del team di negoziatori iraniani a Vienna, sottolinea che i colloqui di Doha non sono “falliti” a dispetto delle controversie emerse fra le parti e i negoziati “continueranno” in futuro. Egli ha aggiunto che due giorni non sono sufficienti per discutere delle molte questioni aperte. Inoltre, sul fallimento dell’incontro in Qatar, spiega che i delegati di Teheran non prende “sul serio le dichiarazioni dei media statunitensi” e Washington deve “fornire garanzie di non pugnalarci alle spalle come avvenuto in passato”. “Le sanzioni - ha concluso l’esperto - devono essere revocate in modo da poter reintrodurre l’accordo nucleare. I negoziati a Doha non hanno fallito e continueranno”.
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