Diventa beato p. Clemente Vismara, “Patriarca della Birmania”
di Piero Gheddo
La cerimonia avverrà il 26 giugno prossimo. Il nuovo beato, missionario del PIME, ha vissuto per 64 anni nelle foreste e nelle montagne della zona di Kengtung accogliendo orfani, lebbrosi, vedove, introducendo nuove colture agricole e tecniche di sviluppo, facendo nascere la Chiesa fra i non cristiani. Un uomo di fede profonda e un grande scrittore. “Era straordinario nell’ordinario”.
Milano (AsiaNews) - Domenica 26 giugno in Piazza Duomo a Milano (ore 9.30-12) verrà beatificato padre Clemente Vismara (1897-1988), che nel 1983, quando compiva i sessant’anni di missione, la conferenza episcopale proclamò “Patriarca della Birmania”. Nato ad Agrate Brianza nel 1897, partecipa come fante di trincea alla prima guerra mondiale, alla fine della quale è sergente maggiore con tre medaglie al valor militare. Capisce che “la vita ha valore solo se la si dona agli altri” (come scriveva), diventa sacerdote e missionario del Pime nel 1923 e parte per la Birmania. Giunto a Toungoo, l’ultima città col governatore inglese, si ferma sei mesi in casa del vescovo per imparare l’inglese, poi è destinato a Kengtung, territorio forestale, montuoso, quasi inesplorato e abitato da tribali, ancora sotto il dominio di un re locale (saboà) patrocinato dagli inglesi. In 14 giorni a cavallo arriva a Kengtung, tre mesi di sosta per imparare qualcosa delle lingue locali e poi il superiore della missione in sei giorni a cavallo lo porta a Monglin, la sua ultima destinazione ai confini tra Laos, Cina e Thailandia.
Era l’ottobre 1924 e in 32 anni (con la seconda guerra mondiale in mezzo, prigioniero dei giapponesi), Clemente Vismara fonda dal nulla tre parrocchie: Monglin, Mong Phyak e Kenglap. Scriveva ad Agrate: “Qui sono a 120 chilometri da Kengtung, se voglio vedere un altro cristiano debbo guardarmi allo specchio”. Vive con tre orfani in un capannone di fango e paglia. Il suo apostolato è di girare i villaggi dei tribali a cavallo, piantare la sua tenda e farsi conoscere: porta medicine, strappa i denti che fanno male, si adatta a vivere con loro, al clima, ai pericoli, al cibo, riso e salsa piccante, la carne se la procurava con battute di caccia. Fin dall’inizio porta a Monglin orfani e bambini abbandonati per educarli. In seguito fonda un orfanotrofio e viveva con 200- 250 orfani e orfane. Oggi è invocato “protettore dei bambini” e fa molte grazie che riguardano i piccoli e le famiglie.
Una vita poverissima e Clemente scriveva: “Qui è peggio che quando ero in trincea sull’Adamello e il Monte Maio, ma questa guerra l’ho voluta io e debbo combatterla fino in fondo con l’aiuto di Dio. Sono sempre nelle mani di Dio”. A poco a poco nasce una cristianità, vengono le suore di Maria Bambina ad aiutarlo, fonda scuole e cappelle, officine e risaie, canali d’irrigazione, insegna la falegnameria e la meccanica, costruisce case in muratura e porta nuove coltivazioni, il frumento, il granoturco, il baco da seta, la verdura (carote, cipolle, insalata – “il padre mangia l’erba” diceva la gente). Soprattutto il Beato Clemente ha fondato la Chiesa in un angolo di mondo dove non ci sono turisti ma solo contrabbandieri d’oppio, stregoni e guerriglieri di varia estrazione; ha portato la pace e stabilizzato sul territorio le tribù nomadi che, attraverso la scuola e l’assistenza sanitaria, si sono elevate e oggi hanno medici e infermiere, artigiani e insegnanti, preti e suore, autorità civili e vescovi. Non pochi si chiamano Clemente e Clementina.
Nel 1956, quando aveva fondato la cittadella cristiana di Monglin e convertito una cinquantina di villaggi alla fede in Cristo, il vescovo lo sposta a Mongping, a 250 chilometri da Monglin nella sterminata diocesi di Kengtung, dove deve cominciare da zero. Clemente scrive ad un suo fratello: “Obbedisco al vescovo perché capisco che se faccio di testa mia sbaglio”. A sessant’anni incomincia una nuova missione e anche qui fonda la cittadella cristiana e parrocchia di Mongping, una seconda parrocchia a Tongtà e lascia altri cinquanta villaggi cattolici. Muore il 15 giugno 1988 a Mongping ed è sepolto vicino alla chiesa e alla Grotta di Lourdes da lui costruite. Sulla sua tomba visitata anche da molti non cristiani non mancano mai i fiori freschi e i lumini accesi. Ora, 23 anni dopo, il 26 giugno 2011, padre Clemente Vismara è proclamato Beato della Chiesa universale ed è il primo Beato della Birmania. Una Causa di beatificazione rapidissima, considerando i tempi lunghi di questi “processi” romani.
Perché padre Clemente Vismara diventa Beato? In vita non ha fatto miracoli, non ha avuto visioni o rivelazioni, non era un mistico e nemmeno un teologo, non ha compiuto grandi opere né è emerso per qualità o carismi straordinari. Era un missionario come tutti gli altri, tant’è vero che quando nel Pime si discuteva di iniziare la sua causa di beatificazione, qualche suo confratello della Birmania diceva: “Se fate Beato lui dovete fare beati anche tutti noi che abbiamo fatto la sua stessa vita”. Nel 1993 sono andato a Kengtung con due missionari che erano stati con Clemente in Birmania e abbiamo chiesto al vescovo mons. Abraham Than: “Perchè vuol fare beato padre Clemente?”. Ha risposto: “Abbiamo avuto tanti santi missionari del Pime che hanno fondato la diocesi, compreso il primo vescovo mons. Erminio Bonetta, ancora ricordato come un modello di carità evangelica, e altri il cui ricordo è vivo. Ma per nessuno di essi si sono verificati questa devozione e questo movimento di popolo per dichiararli santi, come per padre Vismara. In questo io vedo un segno di Dio per iniziare il processo informativo diocesano”.
Diceva un suo confratello: "Vismara era straordinario nell'ordinario”. A ottant’anni aveva lo stesso entusiasmo per la sua vocazione di prete e missionario, sereno e gioioso, generoso con tutti, fiducioso nella Provvidenza, un uomo di Dio pur nelle tragiche situazioni in cui è vissuto. Aveva una visione avventurosa e poetica della vocazione missionaria, che l'ha reso un personaggio affascinante attraverso i suoi scritti, forse il missionario italiano più conosciuto del Novecento.
La sua fiducia nella Provvidenza era proverbiale. Non faceva bilanci, né preventivi, non contava mai i soldi che aveva. In un paese in cui la maggioranza della gente in alcuni mesi dell’anno soffre la fame, Clemente dava da mangiare a tutti, non rimandava mai nessuno a mani vuote. I confratelli del Pime e le suore di Maria Bambina lo rimproveravano di prendere troppi bambini, vecchi, lebbrosi, handicappati, vedove, squilibrati. Clemente diceva sempre: “Oggi abbiamo mangiato tutti, domani il Signore provvederà". Si fidava della Provvidenza, ma scriveva ai benefattori di mezzo mondo per avere aiuti e collaborava con articoli a varie riviste. Le sue serate le spendeva scrivendo al lume di candela lettere e articoli (ho raccolto più di 2000 lettere e 600 articoli). Bisogna aggiungere che gli scritti di padre Vismara, poetici, avventurosi, infiammati di amore per i più poveri, hanno suscitato numerose vocazioni sacerdotali, missionarie e religiose non solo in Italia.
Clemente rappresenta bene le virtù dei missionari e i valori da tramandare alle generazioni future. Nell’ultimo mezzo secolo la missione alle genti è cambiata radicalmente, sempre però continuando ad essere quello che Gesù vuole: “Andate in tutto il mondo, annunziate il Vangelo a tutte le creature”. Ma i metodi nuovi (responsabilità della Chiesa locale, inculturazione, dialogo interreligioso, ecc.) debbono essere vissuti nello spirito e nella continuità della Tradizione ecclesiale che risale addirittura agli Apostoli.
Clemente è uno degli ultimi anelli di questa gloriosa Tradizione apostolica. Era innamorato di Gesù (pregava molto!) e del suo popolo, specie dei piccoli e degli ultimi e scriveva: “Questi orfani non sono miei, ma di Dio e Dio non lascia mai mancare il necessario”. Viveva alla lettera quanto dice Gesù nel Vangelo: “Non preoccupatevi troppo dicendo: 'Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Come ci vestiremo?'. Sono quelli che non conoscono Dio che si preoccupano di tutte queste cose... Voi invece cercate il Regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più" (Matt. 6, 31-34). Utopia? No, in Clemente era una realtà vissuta, che gli portava la gioia nel cuore nonostante tutti i problemi che aveva.
L’ho visitato in Birmania nel 1983, a 86 anni era ancora parroco a Mongping. Volevo intervistarlo sulle sue avventure e mi diceva: “Lascia perdere il mio passato che ho già raccontato tante volte. Parliamo del mio futuro” e mi parlava dei villaggi da visitare, delle scuole e cappelle da costruire, delle richieste di conversioni che gli venivano da varie parti. Come diceva un confratello: “E’ morto a 91 anni senza mai essere invecchiato”. Aveva conservato l’entusiasmo dei primi tempi per la sua missione.
Padre Clemente Vismara è uno dei circa 200 missionari del Pime che dal 1867 ad oggi hanno fondato nella Birmania nord-orientale sei delle 14 diocesi di Myanmar: Toungoo, Kengtung, Taunggyi, Lashio, Loikaw e Pekong, con circa 300mila battezzati, vescovi, preti e suore indigeni, più di metà dei cattolici della Birmania. Clemente è uno dei tanti che, tutti assieme, rappresentano bene la tradizione missionaria e lo spirito del Pime, che continua ad assistere in vari modi la Chiesa del Myanmar, fra l’altro anche assumendo loro vocazioni missionarie, formandole e inviandole nelle comunità dell’istituto in tutti i continenti per annunziare Cristo e fondare la Chiesa anche in altri popoli.
* Per conoscere il Beato Clemente Vismara
- la biografia “Prima del sole” (Emi pagg. 224, 10 Euro): Clemente si alzava presto e saliva sulla collina per veder nascere il sole. Scriveva: “Quando vedo spuntare il sole, capisco che Dio non mi ha abbandonato”.
- “Clemente Vismara il santo dei bambini” (Emi, pagg. 158, 10 Euro), una selezione di 45 suoi articoli sui bambini e i ragazzini che vivevano con lui, con uno studio su “Come padre Clemente educava i suoi ragazzi”.
- “Lettere dalla Birmania” (San Paolo, pagg. 238, Euro 12), una selezione delle sue lettere dalla Birmania.
- “Positio”, la monumentale biografia di Clemente per la Congregazione dei Santi, con le testimonianze al processo canonico per la beatificazione, lettere e scritti di Vismara e su Vismara, documenti vari. Volume formato A4 di 610 pagine, più tavole fotografiche, Euro 50.
- “Clemente racconta…” , bollettino trimestrale sul Beato Clemente edito dal Gruppo missionario di Agrate, mandato in omaggio a chi lo chiede.
Chiedere a Rita Gervasoni, Via Giovine Italia, 16 – 20041 Agrate Brianza (Mb). Tel. 039.652.207 - Email: p.clemente.vismara@hatamail.com
Oppure a padre Piero Gheddo, Pime, Via Monterosa, 81 – 20149 Milano. Tel. 02.43.82.04.18 - Email: gheddo.piero@pime.org
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