04/05/2023, 12.14
LANTERNE ROSSE
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Disoccupazione: giovani cinesi si affidano alle preghiere, ma Pechino li rivuole nei campi

di John Ai

Visitare i templi per chiedere di riuscire a ottenere un impiego sta diventando un’abitudine popolare tra i giovani cinesi. Nonostante l'economia si stia riprendendo dopo la pandemia, 1 ogni 5 oggi è senza lavoro. Le autorità di Pechino incoraggiano i laureati ad accettare lavori manuali.

Pechino (AsiaNews) - Con l'aumento del tasso di disoccupazione, i templi stanno diventando una meta per i giovani turisti cinesi. Nei fine-settimana si affollano in quelli più famosi e sembrerebbe che il motivo sia proprio la preghiera per la ricerca di un posto di lavoro. A sostenerlo è un rapporto del Gruppo trip.com, il più grande fornitore online di servizi di viaggio in Cina, secondo cui gli ordini per biglietti d'ingresso ai templi sono aumentati del 310% e la metà dei visitatori dei templi è nata dopo il 1990. Contemporaneamente le ultime statistiche pubblicate dal governo cinese ad aprile hanno mostrato che la disoccupazione tra i 16 e i 24 anni ha raggiunto il 19,6%.

Negli ultimi fine settimana, il fenomeno è stato osservato per esempio al tempio Yonghe Lama di Pechino. Interpellati sulle loro motivazioni i giovani hanno dichiarato di cercare la pace interiore sotto la pressione della società e del mercato del lavoro. La cosa è stata stigmatizzata dai media ufficiali: sul Beijing Daily un portavoce del Partito Comunista ha commentato che quanti ripongono le proprie speranze negli dei e in Buddha stanno "andando fuori strada".

Per il 2023 si prevede che un numero record di 11,58 milioni di laureati entrerà nel mercato del lavoro cinese. La fine della politica dello zero-Covid ha portato alla ripresa dell'economia, ma l'occupazione è ancora debole. Le imprese private forniscono più dell'80% dei posti di lavoro in Cina, tuttavia le autorità hanno dato un giro di vite ad alcuni settori, come la tecnologia Internet e le attività para-scolastiche, facendo diminuire i posti di lavoro disponibili.

Il governo cinese sta incoraggiando le aziende statali ad ampliare le assunzioni. Le autorità affermano che apriranno almeno un milione di posizioni di tirocinio per i neolaureati. 

Gli analisti avvertono che la massiccia disoccupazione potrebbe causare disordini sociali, poiché i giovani si stanno rendendo conto che il diploma non garantisce loro benessere e una posizione sociale. Nel novembre dello scorso anno, in alcune grandi città del Paese erano scoppiate proteste e i giovani manifestanti avevano gridato slogan politici senza curarsi dei rischi, costringendo le autorità ad abbandonare la politica dello zero-Covid.

Di fronte alla scarsa mobilità sociale e alle incertezze, i giovani laureati - dovendo fare i contri con la cyber-censura – scelgono l’autoironia per manifestare le difficoltà nel trovare un lavoro dopo anni di istruzione. I media ufficiali rispondono accusandoli di essere troppo esigenti e li esortano ad accettare lavori manuali. Raccontano storie di giovani laureati che hanno abbandonato le competenze apprese all'università e si sono arricchiti diventando venditori ambulanti o lavoratori agricoli. Frasi propagandistiche che un lettore ha commentato ironicamente: “L'ufficio delle imposte dovrebbe riscuotere le tasse sulla base del reddito raccontato in questi articoli”.

Nella stessa provincia meridionale del Guangdong, considerata la frontiera della riforma economica e una delle regioni più dinamiche, le autorità locali hanno recentemente esortato 300mila giovani e imprenditori a cercare lavoro in campagna. Un suggerimento che ricorda le misure dell'epoca di Mao.

 

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