Dili, accuse di pedofilia al vescovo e premio Nobel mons. Belo
In una denuncia a un settimanale olandese due uomini - all'epoca dei fatti minori - hanno puntato il dito contro il presule per abusi sessuali che avrebbero subito negli anni Novanta. Nel novembre 2002 mons. Ximenes Belo, allora 54enne, lasciò improvvisamente la guida della diocesi e il Paese per motivi di salute. La Sala stampa vaticana: "Dal settembre 2020 la Congregazione per la Dottrina della fede gli ha imposto limitazioni ai movimenti e il divieto di contatti con i minori".
Dili (AsiaNews) - Il settimanale olandese De Groene Amsterdammer ha pubblicato ieri un’inchiesta in cui due uomini - all’epoca dei fatti minori - accusano di aver subito abusi sessuali dal vescovo Carlos Filipe Ximenes Belo, già amministratore apostolico di Dili, insignito del premio Nobel per la pace nel 1996 per il suo impegno per la fine della guerra che ha portato all’indipendenza di Timor Est dall’Indonesia. Mons. Belo - 74 anni, salesiano, vescovo dal 1989 - lasciò improvvisamente la guida della Chiesa locale nel novembre 2002 citando motivi di salute. Lasciò anche Timor Est: oggi vive in Portogallo dopo alcuni anni trascorsi in una missione in Mozambico.
Le accuse diffuse dal periodico olandese riguardano fatti che sarebbero avvenuti negli anni Novanta. De Groene Amsterdammer sostiene che le due vittime - oggi quarantenni - conoscerebbero anche altre persone abusate; solo ora avrebbero trovato il coraggio di denunciare. Parlano anche di somme in denaro che il presule avrebbe loro versato per indurli al silenzio. Il giornale dice di aver raccolto la testimonianza anche di un’altra ventina di persone a Timor Est che sarebbero state a conoscenza dei fatti.
Interpellata dall’agenzia di stampa portoghese Lusa la nunziatura apostolica di Dili non ha voluto esprimersi sulla vicenda, precisando - però - che il contenuto dell’inchiesta giornalistica e le testimonianze sono all’attenzione dei competenti dicasteri in Vaticano.
Sulla vicenda il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha poi diffuso alcuni chiarimenti: “La Congregazione per la Dottrina della Fede è stata interessata al caso per la prima volta nel 2019. Alla luce delle accuse ricevute sul comportamento del vescovo, nel settembre 2020 la Congregazione gli ha imposto alcune restrizioni disciplinari. Queste includevano limitazioni ai suoi movimenti e all'esercizio del suo ministero, il divieto di contatti volontari con minori, di interviste e contatti con Timor Est. Nel novembre 2021 – ha aggiunto Bruni - queste misure sono state modificate e ulteriormente rafforzate. In entrambe le occasioni i provvedimenti sono stati formalmente accettati dal vescovo”.
All'epoca della sua rinuncia mons. Ximenes Belo parlò in un comunicato di problemi di salute e della necessità di un lungo periodo di recupero: “Ho sofferto di esaurimento, stanchezza fisica e psicologica - scrisse - e quindi ho bisogno di un lungo periodo di riposo per recuperare completamente la mia salute”.
Nella motivazione del Premio Nobel per la pace - a lui attribuito nel 1996 insieme all’attuale presidente di Timor Est, José Ramos-Horta - veniva citata la sua denuncia aperta dell’occupazione indonesiana, più forte delle minacce, e la sua opera di promozione di una resistenza non violenta.
20/05/2022 13:03