20/09/2024, 14.51
CINA-GIAPPONE
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Dietrofront di Pechino sul pesce giapponese: 'graduale ripresa' delle importazioni

Finirà il blocco decretato un anno fa, con l'inizio del rilascio delle acque di Fukushima. Dopo mesi di trattative raggiunta l'intesa su un ulteriore monitoraggio oltre a quello già effettualo dall'Aiea (mentre nessuno può controllare gli scarichi delle centrali nucleari cinesi). La svolta annunciata all'indomani della mortale aggressione a un bambino giapponese di 10 anni a Shenzhen, tragica conferma della pericolosità della propaganda nazionalista contro Tokyo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - A poco più di un anno di distanza dal drastico blocco decretato nell’agosto 2023, la Repubblica popolare cinese ha dichiarato oggi che “riprenderà gradualmente” a importare prodotti ittici dal Giappone, archiviando il divieto generalizzato fatto scattare con l’inizio del rilascio nell’Oceano delle acque utilizzate per il raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima, dopo l’incidente del 2011.

Tokyo aveva dichiarato fin dall’inizio con dati certificati dall’Agenzia atomica internazionale (Aiea) che queste acque - già adeguatamente trattate - non contengono più livelli di radioattività dannosi per la salute. Tesi che un anno fa Pechino aveva duramente contestato sui media controllati dal governo, alimentando quella che sui social-network cinesi è diventata una dura campagna nazionalista anti-giapponese. Alla quale il Giappone aveva replicato ricordando che - a differenza di quanto accade a Fukushima - non esiste alcun dato pubblico sui livelli di radioattività delle acque scaricate in mare dalle centrali nucleari cinesi.

Ora, dunque, è arrivato il dietrofront, dopo mesi di trattative su una questione fondamentale per le relazioni economiche bilaterali tra i due Paesi: secondo i dati doganali, infatti, nel 2022 - l’ultimo anno completo prima del blocco - la Cina ha importato dal Giappone prodotti ittici per un valore di oltre 500 milioni di dollari.

“La Cina inizierà ad adeguare le misure pertinenti sulla base di prove scientifiche e riprenderà gradualmente le importazioni di prodotti di mare giapponesi che soddisfano i requisiti e gli standard normativi”, si legge in un comunicato diffuso del ministero degli Esteri. Da parte sua - continua la nota - il Giappone si è impegnato ad “adempiere agli obblighi previsti dal diritto internazionale, a fare il possibile per evitare di lasciare un impatto negativo sulla salute umana e sull'ambiente e a condurre valutazioni continue dell'impatto sull'ambiente marino e sugli ecosistemi marini”.

Commentando la nota portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Mao Ning ha comunque dichiarato che la Cina continua a “opporsi risolutamente” allo scarico delle acque di Fukushima da parte del Giappone, aggiungendo che “questa posizione non è cambiata”.

Contemporaneamente all'annuncio di Pechino, il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha dichiarato che Tokyo ha “informato la parte cinese della sua disponibilità a effettuare un ulteriore monitoraggio delle acque trattate, mentre la parte cinese ha deciso di ripristinare gradualmente le importazioni di prodotti ittici giapponesi che soddisfano determinati standard”.

Una tragica coincidenza ha voluto che quest’annuncio sia arrivato proprio il giorno dopo la notizia della morte del bambino giapponese di 10 anni accoltellato a Shenzhen in un nuovo attacco contro cittadini nipponici residenti in Cina, avvenuto proprio nell’anniversario dell’incidente che diede inizio nel 1931 all’invasione della Manciuria. A Shenzhen oggi sono state installate telecamere di sicurezza intorno alla scuola giapponese frequentata dal bambino, dopo che Tokyo aveva chiesto maggiore sicurezza.

Le autorità locali non hanno ancora rivelato il movente del 44enne arrestato per l'omicidio, ma già ieri il viceministro degli Esteri cinese Sun Weidong aveva sostenuto che l'attacco sarebbe stato un “incidente isolato”, commesso da un individuo con precedenti penali.

Intanto a Tokyo ieri sera più di 50 residenti cinesi si sono riuniti nel quartiere Shinjuku per ricordare il bambino giapponese vittima della violenza a Shenzhen: hanno deposto fiori e osservato un minuto di silenzio. “Proviamo una profonda tristezza per la vita innocente che ci è stata tolta, frustrazione e rabbia per non aver potuto fare nulla”, ha detto l'organizzatore, un uomo di 38 anni che ha lanciato l’idea della manifestazione sui social media.

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