Dialogo e cittadinanza sul solco di al-Azhar: l'impegno dei musulmani libanesi verso i cristiani
L’obiettivo è assicurare un seguito collettivo e di livello nazionale alla dichiarazione finale della Conferenza. Al vaglio la possibilità di invitare in Libano l’imam Ahmad el-Tayyeb. Dopo il summit inter-musulmano previsto anche un incontro (nazionale) islamo-cristiano. Il modello libanese un messaggio per la regione araba e il mondo.
Beirut (AsiaNews) - Per assicurare un seguito collettivo e di livello nazionale alla dichiarazione di al-Azhar su libertà, cittadinanza, diversità e complementarietà, adottata al termine della Conferenza del Cairo (Egitto), è in programma in Libano un summit inter-islamico. È quanto ha affermato in questi giorni l’ex Primo Ministro Fouad Siniora, che riprende i temi affrontati nel corso della conferenza tenutasi fra il 28 febbraio e il primo marzo scorso, alla presenza di 600 personalità e autorità religiose cristiani e musulmane di tutto il mondo. Fra questi vi era anche una nutrita presenza di delegati libanesi che comprendeva anche i patriarchi maronita e greco-cattolico, così come il metropolita greco-ortodosso di Beirut.
Riunioni preparatorie sono previste nel corso dei prossimi giorni, soprattutto a casa dell’ex premier, per discutere dell’ordine del giorno previsto e per fissare la data del summit stesso.
Nel frattempo, fonti bene informate rivelano che si sta trattando per invitare in via ufficiale in Libano l’imam di al-Azhar, Ahmad el-Tayyeb, sotto la cui autorità si è svolta la conferenza del Cairo. Il Comitato nazionale per il dialogo islamo-cristiano, che coordina le sue azioni con tutte le comunità religiose cristiane e musulmane, è stato incaricato di lanciare l’invito.
Il comitato dovrà però aspettare che papa Francesco abbia effettuato il suo viaggio apostolico al Cairo, in programma il 28 e 29 di aprile, che farà su invito delle autorità civili e religiose, cristiane e musulmane, dell’Egitto.
Fouad Siniora ha reso visita lo scorso 30 marzo allo sceicco druso Naïm Hassan, per discutere della questione. Sensibile all’esasperazione delle tensioni confessionali che caratterizzano la fase attuale, l’ex Primo Ministro desidera dare alla dichiarazione di al-Azhar “un impatto globale”.
Ricordiamo che la dichiarazione afferma in particolare che “i non musulmani e i musulmani condividono gli stessi diritti e gli stessi doveri” nel contesto di uno “Stato costituzionale nazionale”.
Essa è chiamata dunque a rimpiazzare la tradizionale discriminazione fra musulmani e non musulmani, sostituendola con una perfetta eguaglianza in tema di stato civile, nel contesto di una cittadinanza che sappia anche abbracciare la diversità.
Il summit inter-musulmano in preparazione dovrà essere completato da un incontro islamo-cristiano libanese, chiamato a discutere delle stesse tematiche, al fine di “consolidare i legami di solidarietà fra le diverse componenti del Libano”.
L’impegno del muftì della Repubblica
Molto impegnato nella causa dell’unità sotto il cappello della cittadinanza difesa a spada tratta da al-Azhar, il muftì della Repubblica (sunnita) cheikh Abdellatif Deriane, si è recato da parte sua alla Casa drusa e al Consiglio superiore sciita per discutere di questo tema caldo. Per l’occasione, cheikh Naïm Hassan ha reso omaggio al ruolo ricoperto al-Azhar “al servizio dell’unità islamica e al dialogo fra religioni”.
Dopo la visita al Consiglio superiore sciita, il muftì ha osservato che “i libanesi hanno una responsabilità particolare per quanto riguarda la dichiarazione di al-Azhar, in ragione della natura del loro Paese fondato su queste libertà e apertura, al punto da servire da modello per altri”. “Questo è quanto ha affermato il sovrano pontefice [Giovanni Paolo II] - ha concluso il muftì della Repubblica - sottolineando che il Libano è più che un Paese, è un messaggio non solo per i suoi abitanti, ma per tutta la regione araba e il mondo intero”.