Dialogo, armonia, abusi e aborto: i temi in apertura della Plenaria dei vescovi
La Conferenza episcopale indiana si riunisce a Bangalore fino al 19 febbraio. Quest’anno ricorrono i 75 anni della sua creazione. Dialogo necessario per trovare un accordo sulla cittadinanza. Sulle presunte conversioni con la pratica del “Love jihad”, “ognuno ha il diritto di scegliere il proprio partner”. Il tema dell’aborto e il processo di mons. Franco Mulakkal, accusato di violenza sessuale.
New Delhi (AsiaNews) – Sostenere la cultura del dialogo come “unica via che porta all’armonia sociale”, come pure “l'impossibilità rimanere in silenzio” sulla questione dell’aborto e attendere che “giustizia e verità emergano” sulla vicenda del vescovo accusato di stupro sono tra le questioni più laceranti per la Chiesa negli ultimi anni. Sono i temi emersi in conferenza stampa in apertura della 34ma Plenaria della Conferenza episcopale indiana (Cbci), che si svolge dall 13 al 19 febbraio alla St. John’s National Academy for Medical Sciences di Bangalore.
L’incontro con la stampa si è tenuto il 12 febbraio, mentre ieri sono iniziati i lavori dell’assemblea, dal titolo “Dialogo: la via per la verità e la carità”. Nella capitale del Karnataka sono radunati circa 190 vescovi, in rappresentanza delle 174 diocesi della Chiesa cattolica indiana, e decine di suore. In apertura della Plenaria si è tenuta una messa solenne presieduta da mons. Giambattista Diquattro, nunzio apostolico. Hanno concelebrato il card. Oswald Gracias, presidente della Cbci, il card. George Alencherry, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese, il card. Baselios Cleemis, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malankarese, numerosi vescovi e membri della Cbci.
Quest’anno la Cbci celebra i 75 anni dalla fondazione. Il nunzio ha letto un messaggio di auguri inviato da papa Francesco alla Chiesa indiana. In seguito mons. Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, ha augurato a tutti i presenti buon lavoro e ricordato che la diocesi ospitante ha dedicato il 2020 ai poveri. “Perché il nostro impegno principale – ha detto – è seguire le orme del Signore Gesù Cristo che ha portato la misericordia e la compassione di Dio, l’amore e la cura ai bisognosi e ai poveri”.
Il giorno prima, 12 febbraio, sono emersi i temi più interessanti sulle questioni che animano il dibattito nella Chiesa indiana. Partendo dalla necessità del dialogo, il card. Gracias sottolinea l’importanza della cultura dell’incontro, “che possa ispirarci a continuare a costruire ponti, dapprima comprendendo l’altro, e in seguito camminando accanto a lui/lei a prescindere dalla casta, dal credo e dal colore [della pelle]”. Per questo, come già evidenziato nelle scorse settimane, afferma: “Il governo federale deve dialogare con coloro che si oppongono al controverso Citizenship Amendment Act [Caa, la nuova legge sulla cittadinanza che discrimina i migranti musulmani, ndr] e giungere a un accordo o trovare una via per la giustizia, l’uguaglianza e l’equità”.
Durante l’incontro è stata posta una domanda sul cosiddetto “Love jihad”, la presunta pratica di adescamento di ragazze con l’obiettivo di radicalizzarle all’islam. Su questo tema di recente il Sinodo siro-malabarese ha espresso preoccupazione, nonostante sia un cavallo di battaglia della destra nazionalista. Mons. Joshua Mar Ignathios, vice presidente e segretario generale ad interim della Cbci, ha risposto: “Tutti hanno il diritto di scegliere il proprio partner e la propria fede. Ad ogni modo, forzare una persona a cambiare religione non è corretto”.
Altro tema affrontato è stato quello dell’aborto e la decisione del governo di Delhi di aumentare il limite di legge a 24 settimane per l’interruzione della gravidanza. Il card. Gracias ha tuonato: “La Chiesa è totalmente contro l’aborto. Siamo contro la decisione del governo. Non possiamo rimanere in silenzio”.
Sulle accuse di violenza sessuale rivolte infine contro mons. Franco Mulakkal, vescovo di Jalandhar dimissionario, nei confronti di una suora in Kerala e per il quale è a processo, mons. Ignathios dice: “Vogliamo che la polizia porti a termine le indagini e siamo in attesa del giudizio della corte”. Il card Gracias rivela a tal proposito che la Chiesa “aveva considerato l’istituzione di un’inchiesta interna. Ma poi l’ipotesi di avere un’indagine parallela è stata scartata dato che è in corso quella della polizia e il caso in tribunale”. “Vogliamo – dice – che la verità emerga e venga fatta giustizia sia per la vittima che per l’accusato. La Chiesa rimane neutrale sulla questione. Odia il peccato ma ama il peccatore”.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
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