22/07/2024, 11.22
BANGLADESH
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Dhaka: la Corte suprema riduce le quote, fermate le proteste (per il momento)

La percentuale di posti nel settore pubblico riservato ai discendenti dei combattenti nella guerra di indipendenza è stata ridotta dal 30% al 5%. Il coprifuoco è stato in parte allentato, ma gli studenti chiedono la liberazione dei leader e le dimissioni di alcuni ministri. A differenza del passato, oggi il malcontento nei confronti del governo guidato dalla premier Hasina è più generalizzato. 

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) - Una calma tesa regna questa mattina in Bangladesh dopo che ieri la Corte suprema ha stabilito una riduzione delle quote riservate ad alcune categorie di persone nel settore pubblico. In particolare, la percentuale dedicata ai discendenti dei “combattenti per la libertà” (coloro che presero parte alla guerra di indipendenza del Bangladesh dal Pakistan nel 1971) è passata dal 30% al 5%, e un ulteriore 2% servirà a tutelare i membri delle minoranze e le persone con disabilità. In questo modo le quote riservate saranno solo il 7% degli impieghi pubblici contro il 56% previsto in precedenza.

Questa mattina non si sono registrati scontri e il coprifuoco è stato in parte revocato, ma gli studenti universitari scesi in piazza i giorni scorsi hanno chiesto al governo il rilascio dei leader delle proteste che sono stati arrestati, la riapertura delle università, chiuse dal 17 luglio, e le dimissioni di alcuni ministri, fissando un termine di 48 ore affinché il governo agisca in merito a queste richieste. 

Sebbene dal 2009, anno in cui per la prima volta la prima ministra Sheikh Hasina è salita al potere, il Bangladesh sia andato incontro a un incredibile sviluppo economico, la crescita è rallentata negli ultimi due anni e la disoccupazione giovanile registra livelli molto alti, con 18 milioni di giovani (su una popolazione di 170 milioni) in cerca di lavoro, secondo quanto affermano le stime. Sono soprattutto i laureati ad avere difficoltà a trovare un impiego e i lavori governativi, offrendo uno stipendio alto e stabile, sono quindi molto ambiti. 

Come in altri Paesi dell’Asia meridionale, il sistema delle quote dovrebbe servire a tutelare le categorie socialmente ed economicamente svantaggiate della popolazione, ragione per cui alcuni posti sono riservati alle donne, ai disabili e alle minoranze etniche e religiose. Le quote riservate ai discendenti dei cosiddetti combattenti per la libertà, invece, avevano un significato politico perché molti dei membri dell’attuale élite politica appartengono a quella generazione e sono politicamente vicini alle Lega Awami, il partito da cui proviene Hasina, lei stessa figlia di Sheikh Mujibur Rahman, padre fondatore e primo premier del Bangladesh dopo l’indipendenza. Secondo i commentatori quindi, le quote venivano utilizzate dalla Lega Awami per “premiare i propri sostenitori” e come “stratagemma per consolidare l'influenza del partito nella futura amministrazione”. 

Il sistema era stato abolito nel 2018 (sempre in seguito a proteste di studenti universitari) ma è stato poi reintrodotto a fine giugno di quest’anno da un tribunale minore, dando avvio a una nuova ondata di contestazioni, che da manifestazioni contro quello che viene percepito un sistema iniquo, si sono velocemente trasformate in proteste anti-governative. Oltre 100 persone sono morte negli scontri, ma il blocco di Internet è ancora in vigore, impedendo di stabilire il numero con esattezza. Le fonti locali hanno dichiarato 146 e 127 morti finora.

Diversamente dal 2018, l’ostilità verso il governo oggi sembra essere trasversale alle varie classi sociali. Gli studenti parlano di Hasina come una “dittatrice” e un’”autocrate”. Rieletta a gennaio per un quarto mandato, la premier è da tempo accusata di aver dato una svolta autoritaria al suo governo, visto dalla popolazione come sempre più corrotto e incapace di gestire l'economia e la crescente spinta migratoria dei giovani verso l'estero. Un sentimento cavalcato dall’opposizione, rappresentata dal Partito nazionalista bengalese, per ora un movimento ancora acefalo poiché la leader del partito, Khaleda Zia, si trova in carcere dal 2018 per crimini di corruzione.

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