Dhaka: il governo mette al bando il maggiore partito islamista
Dopo la protesta degli studenti e la dura repressione costate più di 200 morti, la premier Sheikh Hasina decreta lo status di formazione terroristica per Jamaat-e-Islami e il suo movimento studentesco, indicandoli come i responsabili delle violenze. Forze eredi di quanti combatterono dalla parte del Pakistan nella guerra d'indipendenza nel 1971. La sfida di un'unità vera per il bene del Paese.
Dhaka (AsiaNews) - Il maggiore partito politico islamista del Paese, Bangladesh Jamaat-e-Islami, insieme alla sua organizzazione studentesca, Islami Chhatrashibir, e a tutte le organizzazioni affiliate, sono state dichiarate organizzazioni terroristiche dal governo di Dhaka. Il provvedimento - che arriva dopo l’ondata di proteste sulla contestata legge sulle quote, sfociata in scontri costati la vita a 212 persone - è arrivata con un’ordinanza emessa il 1° agosto dal ministero degli Interni, ai sensi della Legge antiterrorismo del 2009. Le discussioni sul divieto erano in corso da qualche giorno e sono culminate nella decisione del governo in seguito alle accuse di coinvolgimento dei gruppi in attività distruttive, tra cui violenze e vandalismi durante il movimento studentesco per la riforma delle quote.
Jamaat fu alleato delle forze di invasione pakistane durante la guerra di liberazione del 1971. Dopo l'indipendenza, il governo di Sheikh Mujibur Rahman (il padre dell’attuale premier Sheikh Hasina) mise al bando il partito per abuso di religione, opposizione all'indipendenza e partecipazione al genocidio. Tuttavia, nel 1979, il governo di Ziaur Rahman ripristinò i diritti politici del partito, che è stato alleato del Bangladesh Nationalist Party, il maggiore gruppo oggi all’opposizione.
La primo ministro Sheikh Hasina, presidente della Bangladesh Awami League, ha commentato che dopo il divieto Jamaat “entrerà in clandestinità e cercherà di distruggere la nazione”, sottolineando che dovranno essere trattati come organizzazioni militanti. “Dobbiamo impegnarci tutti per combatterli e proteggere il nostro popolo - ha aggiunto -. Non ci sarà alcun rifugio per i militanti sul suolo del Bangladesh”.
La premier ha anche promesso che le violenze legate al movimento per la riforma delle quote saranno indagate a fondo e i colpevoli saranno assicurati alla giustizia. "Voglio che si indaghi su tutto. Chi c'è dietro, come è successo e cosa è successo. Per questo ho chiesto alle Nazioni Unite di inviare i loro esperti. Se altri Paesi lo desiderano, possono inviare anche loro degli esperti. Perché voglio che questi incidenti siano indagati in modo adeguato e presi provvedimenti contro i responsabili”. Sheikh Hasina si è scagliata in particolare contro il caso di un poliziotto ucciso nelle proteste e il cui corpo è stato esposto impiccato dai manifestanti: “Che tipo di movimento è quello di uccidere e impiccare le persone? E una volta che le richieste degli studenti sono state accettate, qual è la ragione per continuare il movimento?”.
I combattenti per la libertà dei cristiani hanno espresso il loro sostegno per il divieto imposto al Bangladesh Jamaat-e-Islami. “Questa decisione garantisce la sicurezza del popolo del Bangladesh e dei beni di questo Paese”, ha dichiarato ad AsiaNews Robert R. N. Das, un combattente cristiano per la libertà di Dinajpur. Da parte sua il Forum dei comandanti di settore - organismo che ha da più di cinquant’anni un ruolo chiave nella formazione delle forze armate del Bangladesh - ha sottolineato che la messa al bando di Jamaat-e-Islami e della sua organizzazione studentesca non è il passo finale. Essi ritengono che gli sforzi congiunti del governo, delle organizzazioni di massa e della società siano necessari per gestire il Paese in modo sano, democratico e progressista, in linea con gli ideali della guerra di liberazione.
11/04/2018 12:23
12/03/2021 10:38