Dhaka scarcera 127 membri dei Bangladesh Rifles coinvolti nel massacro di Pilkhana
Disposta la liberazione su cauzione per quanti erano stati condannati per reati legati al possesso di esplosivi. Dopo 16 anni di carcere, in molti accusano l'ex premier Hasina e il suo governo di averli incarcerati ingiustamente. L’attesa di figli che hanno visto i loro genitori sempre dietro le sbarre. La richiesta di una revisione dell’inchiesta.
Dhaka (AsiaNews) - Le autorità del Bangladesh hanno disposto la scarcerazione dietro pagamento di una cauzione per 127 membri delle Bangladesh Rifles (Bdr) che potranno così lasciare la prigione centrale di Kashimpur a Gazipur, città della divisione di Dhaka. Essi erano finiti in cella per reati legati al possesso di esplosivi, nel quadro della vicenda legata al cosiddetto massacro di Pilkhana del 2009, quando un ammutinamento delle guardie di confine causò la morte di decine di persone, fra cui tre ufficiali dell’esercito.
La scarcerazione di oltre un centinaio di detenuti da anni nelle carceri è stato un momento di festa per le famiglie. Ieri mattina, alle 11, Tahsin Akhter di 16 anni era in piedi davanti al cancello principale del carcere di Kashimpur con dei fiori in mano. I suoi occhi e il suo viso erano pieni di eccitazione all’idea di poter riabbracciare un padre finalmente libero, dopo le visite in prigione del passato. Dulal Mia, ex membro dei Bangladesh Rifles (Bdr), ha potuto finalmente lasciare la cella e abbracciare i parenti dopo un’attesa lunga 16 anni. Quando Tahsin aveva solo otto mesi, infatti, suo padre viene arrestato in relazione all’ammutinamento delle guardie a Peelkhana.
Tahsin, che ora frequenta la decima classe, parla della propria infanzia dicendo di non avere “ricordi” con il padre ed è anche per questo che fatica a contenere la propria gioia: “Oggi sono molto felice perché mio padre è stato rilasciato. Siamo grati al governo provvisorio” del premier ad interim Mohammed Yunus, mentre non mancano le critiche alla ex premier Sheikh Hasina, oggi in esilio in India dopo la protesta di piazza dell’agosto scorso che ne ha determinato la caccia. I parenti di altri soldati come Tahsin si sono radunati davanti alla prigione centrale di Dhaka fin dal mattino, dopo la notizia del rilascio degli ex membri del BDR imprigionati. La maggior parte di loro portava mazzi di fiori. Tahsin ha quindi aggiungo, esprimendo una posizione condivisa dai presenti: “Il governo fascista di Hasina ci ha mandato in prigione per falsi casi”.
Gli arresti e le condanne sono legati a una delle pagine più drammatiche della storia recente del Bangladesh. Il 25 e 26 febbraio 2009 almeno 74 persone, tra cui 57 ufficiali dell’esercito, sono state uccise in un ammutinamento presso il quartier generale della Border Guard Force a Peelkhana, Dhaka. La magistratura ha aperto due diversi fascicoli di inchiesta per reati di omicidio e di possesso di esplosivi. In seguito ai fatti, le autorità hanno modificato il nome del corpo in Border Guard Bangladesh (Bgb). Alcuni membri delle Bdr sono stati rilasciati dopo essere stati assolti o aver scontato la pena nei casi di omicidio, ma 468 membri sono stati trattenuti per il secondo reato legato al possesso di esplosivi.
Il processo a 850 persone per omicidio si è concluso il 5 novembre 2013. Oltre all’impiccagione di 152 persone, 160 sono state condannate all’ergastolo e 256 a vari periodi di detenzione. Inoltre, altre 278 persone sono state assolte. Dopo la caduta del governo Hasina in seguito alla rivolta si sono levate più voci di una revisione dei fatti e l’apertura di una nuova inchiesta per fare vera luce sul massacro di Peelkhana.
Fra quanti hanno beneficiato del rilascio su cauzione vi è Sepoy Abu Hasan, anch’egli parte del Battaglione Dhaka Sadar: “Quando è avvenuto l’ammutinamento del Bdr, avevo sei mesi di servizio” aggiunge, per poi sottolineare che le accuse mosse a suo carico erano prive di alcun fondamento. Fra i familiari in attesa vi è il giovane Maliha Jannatun, che aspetta la liberazione del padre Munsur Ali davanti al cancello principale del carcere centrale di Dhaka sin dalla prima mattinata. Quando Munsur, originario di Haripur nel distretto di Thakurgaon, è finito in carcere, il figlio aveva solo tre mesi. Ora frequenta la classe 10 della scuola superiore Ranhatra Chauhaddi. “Siamo molto felici - racconta - che mio padre sia stato rilasciato dopo 16 anni. Ora vivrà all’aria aperta” e “andremo tutti a fare una passeggiata”. Infine, Sepoy Enamul del 45° Battaglione di Mymensingh, pure lui rilasciato su cauzione: “Il governo fascista di Hasina - accusa - ci ha imprigiomnato con casi falsi. Chiediamo che tutti coloro che sono innocenti siano reintegrati nei loro posti di lavoro. I veri criminali di questo incidente dovrebbero essere identificati e puniti”.