05/01/2024, 14.28
BANGLADESH
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Dhaka al voto tra un esito annunciato e preoccupazioni per la violenza politica

di Sumon Corraya

Gli osservatori si aspettano una vittoria incontrastata di Sheikh Hasina, al potere dal 2009, dopo che l'opposizione ha annunciato un boicottaggio. Le minoranze religiose, in particolare gli indù, hanno denunciato minacce, mentre i cristiani hanno confermato il loro sostegno alla Lega Awami al governo.

Dhaka (AsiaNews) - Il 7 gennaio si vota in Bangladesh per elezioni in cui tutti si aspettano una nuova vittoria della leader della Lega Awami, Sheikh Hasina, che governa il Paese dal 2009, dopo che nei giorni scorsi l’opposizione, rappresentata dal Partito nazionalista del Bangladesh, ha annunciato un boicottaggio delle votazioni. Sono 120 milioni (su una popolazione di 170 milioni) le persone chiamate alle urne, di cui 15 milioni al voto per la prima volta.

Negli ultimi mesi è cresciuto il malcontento a causa delle difficoltà economiche dopo un periodo di forte crescita e nei confronti dell’autoritarismo della premier, che a ottobre 2023 ha represso con la violenza le proteste pacifiche e arrestato diversi membri e funzionari del BNP, impedendo così che potesse emergere un candidato di opposizione credibile. Per mesi il BNP aveva chiesto l’istituzione di un governo provvisorio in vista delle elezioni, una richiesta che la premier ha più volte rifiutato. Nell'ultimo anno, almeno 70 persone sono state uccise e 7mila ferite durante episodi di violenza politica, affermano i media locali.

Oltre al boicottaggio, il BNP ha annunciato uno sciopero (chiamato “hartal”) da sabato a lunedì, chiedendo ai propri sostenitori di non presentarsi in ufficio e chiudere i negozi. Il data veramente significativo sarà dunque l'affluenza alle urne, mentre si teme un aumento delle tensioni politiche nel fine settimana elettorale.

Ieri Rana Dasgupta, segretario generale del Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council (BHBCUC), ha espresso in una dichiarazione la preoccupazione per la crescente pressione anche nei confronti delle minoranze religiose. Secondo l’ente di monitoraggio dell’associazione, ci sono stati diversi casi di dichiarazioni provocatorie e divisive, con i candidati politici che in alcuni casi hanno preso di mira comunità specifiche. 

In particolare i rappresentanti musulmani hanno minacciato la minoranza indù, affermando che un voto mancato si tradurrà in conseguenze negative per l’intera comunità. Rana Dasgupta ha fornito diversi esempi: per citarne uno, i sostenitori del candidato della Lega Awami nella circoscrizione parlamentare di Jhenaidah-1, Abdul Hai, hanno minacciato i membri delle minoranze di mettere una croce sul “simbolo della barca” - riferendosi al logo della Lega Awami che sarà presente sulla scheda elettorale -, altrimenti verranno cacciati dalle proprie case. Rana Dasgupta ha poi sottolineato che un'azione rapida e decisa da parte della Commissione elettorale e delle forze di sicurezza è cruciale per prevenire la violenza contro le comunità minoritarie, in particolare la comunità indù, una volta che saranno annunciati i risultati elettorali. 

Solo due cristiani si sono candidati per queste elezioni, uno a Natore e l'altro a Mymensingh. Nessuno dei due ha segnalato minacce nei confronti dei propri elettori. La maggior parte dei cristiani sostiene la Lega Awami al potere. Di recente, il ministro dell'Interno, Asaduzzaman Khan, candidato nel collegio parlamentare di Dhaka-12, ha incontrato la comunità cristiana a Tejgaon. Hemanta Corraya, segretario generale dell'Associazione cristiana del Bangladesh, ha assicurato che i cristiani lo avrebbero sostenuto alle urne: “Voglio assicurare, come rappresentate della comunità cristiana del Bangladesh, che il 7 gennaio, come cristiani, voteremo per Asaduzzaman Khan”, ha detto, sottolineando tuttavia la necessità di rafforzare le misure di sicurezza durante le elezioni.

In concomitanza con tutte le precedenti tornate elettorali, dal 2001 al 2018, i membri delle minoranze religiose hanno subito persecuzioni da parte della maggioranza al potere. Il 16 novembre 2001, solo per citare un esempio, circa 200 donne indù dagli 8 ai 70 anni sono state vittime di stupro di gruppo, perpetrato da membri del Partito nazionalista del Bangladesh a Charphaysan Upazila, nel distretto di Bhola. 

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