08/11/2024, 11.11
BANGLADESH
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Dhaka, vescovi al premier Yunus: collaboriamo per lo sviluppo del Paese

di Sumon Corraya

Il primo ministro ad interim ha ricevuto una delegazione della Conferenza episcopale guidata da mons. Bejoy N. D’Cruze. Il richiamo a promuovere una nazione fondata “sulla giustizia, sui diritti umani e sulla governance partecipativa”. Il ruolo delle istituzioni educative e sanitarie della Chiesa “a prescindere dalla casta o dal credo”. L’appello per un visto semplificato ai missionari. 

Dhaka (AsiaNews) - Massima collaborazione sulle questioni nazionali di maggior interesse, in una fase di “notevoli trasformazioni politiche” avviate dalle manifestazioni promosse dal movimento studentesco nel luglio e agosto scorso che hanno portato alla caduta e all’esilio dell’ex premier Sheikh Hasina. Un’opera frutto “della leadership e del sacrificio” delle giovani generazioni, che la Chiesa e le istituzioni devono raccogliere e sostenere “come momento unico per avviare riforme” che garantiscano lo sviluppo del Paese. È quanto hanno sottolineato i vescovi cattolici del Bangladesh incontrando ieri in una visita di cortesia il primo ministro ad interim e premio Nobel Muhammad Yunus. Una occasione, spiega una nota della Conferenza episcopale (Cbcb) per confermare la “profonda ammirazione” nei confronti dell’attuale premier per “i suoi significativi contributi” allo sviluppo della nazione e il “riconoscimento” ottenuto sul piano globale. 

Alla guida della delegazione vi era mons. Bejoy N. D’Cruze, OMI, arcivescovo dell’arcidiocesi di Dhaka e presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh. Nel loro discorso, i vescovi hanno evidenziato il profondo impatto degli sviluppi globali in campo scientifico, tecnologico, geopolitico e dei cambiamenti climatici, sottolineando il ruolo delle nuove generazioni nel plasmare il futuro del Paese. “Senza il coinvolgimento attivo dei giovani, la realizzazione delle aspirazioni del popolo - osservano - rimarrà un obiettivo lontano”.

Riflettendo sui risultati del recente movimento di protesta, i prelati hanno invitato il premier Yunus e la sua amministrazione a guidare il Bangladesh nella costruzione di una nazione fondata “sulla giustizia, sui diritti umani e sulla governance partecipativa”. Lodando lo sforzo compiuto sinora dal capo dell’esecutivo a interim nel perseguire ideali e principi “laici ed inclusivi”, i vescovi esprimono una rinnovata speranza per “l’unità nazionale, la libertà e il benessere”. Nella loro dichiarazione, i leader cattolici ricordano l’impegno della comunità cristiana per il bene della nazione: “Come cittadini, amiamo profondamente il nostro Paese e condividiamo - sottolineano - la visione di un Bangladesh democratico, inclusivo e sviluppato, un luogo di giustizia, stato di diritto, dignità e libertà dalla povertà”. L’incontro ha rimarcato l’impegno dei prelati a collaborare col governo ad interim per il progresso di tutta la popolazione del Bangladesh, segnando “un passo avanti” di speranza per la nazione “in questo periodo di trasformazione”.

I vescovi hanno anche ribadito il loro impegno nei confronti della nazione, affermando di lavorare “instancabilmente per la prosperità e lo sviluppo della nostra madrepatria, il Bangladesh. Le nostre istituzioni educative gestite dalla Chiesa - proseguono - forniscono un’istruzione di qualità, a prescindere dalla casta o dal credo professato. I nostri ospedali e centri sanitari forniscono cure vitali ai poveri, mentre le case di Madre Teresa offrono un luogo di fiducia agli indigenti, ai disabili e ai bambini di strada. Inoltre, i nostri istituti di assistenza sociale danno potere alle donne emarginate attraverso l’artigianato, promuovendo l'uguaglianza e l'indipendenza economica”.

“Insieme a organizzazioni cristiane come Caritas Bangladesh, World Vision, Heed Bangladesh e Ccdb, contribuiamo attivamente - sottolineano i vescovi - allo sviluppo della nazione e al benessere della sua popolazione. Con tutti i nostri servizi, ci dedichiamo a sostenere la visione di questo governo e i sogni del popolo”. Nella nota si evidenzia pure l’importanza di riforme costituzionali che promuovano il nazionalismo, il secolarismo, i valori non comunitari e i diritti umani; da qui l’esortazione al governo perché riconosca “formalmente le 45 comunità indigene del Bangladesh, garantendo loro pari diritti e affrontando le complessità legate ai loro diritti sulle terre”.

I vescovi hanno infine chiesto che i giorni festivi per i cristiani siano estesi oltre il 25 dicembre (Natale) per includere il 24 dicembre (vigilia) e la domenica di Pasqua, permettendo loro di osservare pienamente questi giorni significativi. Essi hanno evidenziato le sfide affrontate dai circa 170 missionari cattolici attualmente nel Paese, che si scontrano con procedure di visto complesse e lunghe. I vescovi concludono con un appello per un visto semplificato e accelerato nei loro riguardi, per “consentire di continuare il servizio senza inutili ritardi”.

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