Dhaka, primo incontro tra la comunità cristiana e gli “eretici” ahmadiyya
“Di per sé gli ahmadiyya – racconta p. Rapacioli ad AsiaNews – sono saliti alla ribalta qualche anno fa per essere stati oggetto di persecuzione da parte di fondamentalisti che li definivano ‘infedeli’, chiedendo al governo di dichiarare questa comunità come non islamica e bandire ogni tipo di loro pubblicazione”.
Conferenze come questa sono una delle attività promosse da “Shalom”. “L’idea alla base – spiega – è di scambio: conoscere le comunità, dare loro la possibilità di conoscere quella cristiana, sperando di gettare le basi di una potenziale e possibile collaborazione. Da 5-6 anni, ogni anno, incontriamo un gruppo diverso, in genere quasi o del tutto sconosciuto alla comunità cristiana, e viceversa”.
L’organizzazione degli incontri spetta a entrambe le comunità: si crea un piccolo comitato che si riunisce, decide tema e modalità dell’evento, infine redige una lettera di invito firmata da due rappresentanti che viene spedita a entrambe le comunità. “Per tema di solito si sceglie qualcosa che riguarda entrambe le comunità e permette di avere un primo approccio. Con la comunità ahmadiyya – dice p. Rapacioli – abbiamo scelto come tema il loro motto, ‘Amore per tutti, odio per nessuno’: un messaggio che interpella da vicino la comunità cristiana, dunque ci incuriosisce condividere il nostro punto di vista e conoscere il loro”. In passato, per l’incontro con gli indù si è scelto come tema il rapporto con Dio, mentre con i buddisti quello della compassione.
P. Rapacioli prevede un incontro “lungo ed elaborato, proprio perché si tratta di un primo approccio, ma fondamentale per capire che tipo di comunità si ha davanti, e anche far loro capire un po’ meglio chi sono i cristiani”. Rimane, lo ripete, “un’esperienza di conoscenza”. Dagli “sviluppi ulteriori, da noi auspicabili, o rimanere un semplice incontro informativo”.
“Shalom” nasce nell’ottobre del 2005. Suoi fondatori e animatori sono, oltre a p. Francesco Rapacioli, missionario del Pime, anche fr. Guillame, un monaco olandese della comunità di Taizé che lavora in Bangladesh da oltre 30 anni, e il rev. anglicano Birbal Halder. Un movimento “nato dal basso”, di persone appartenenti a differenti confessioni cristiane che vogliono promuovere la pace attraverso un dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale. (GM)