26/02/2021, 10.14
BANGLADESH
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Dhaka, morto in prigione lo scrittore e attivista Mushtaq Ahmed

di Sumon Corraya

Il 53enne intellettuale dissidente era in prigione dal maggio scorso. Era stato arrestato in base al Digital Security Act, per aver pubblicato sui social post critici verso il governo. Nel mirino la gestione della pandemia da Covid-19 e il canale privilegiato alle cure per alcuni Vip. Studenti in piazza chiedono giustizia e la liberazione del vignettista Kabir Kishore.

Dhaka (AsiaNews) - È morto ieri al Shaheed Tajuddin Ahmad Medical College Hospital di Dhaka lo scrittore e dissidente Mushtaq Ahmed, ricoverato da qualche giorno dopo essere stato colpito da infarto nella cella del carcere di massima sicurezza di Kashimpur. Questa, almeno, è la versione ufficiale delle autorità perché un medico della struttura afferma che l’uomo era già privo di vita quando è giunto in ospedale, dopo essere stato prelevato dalla sua cella in prigione.

Le forze di sicurezza lo avevano arrestato nel maggio scorso e lo avevano incriminato per violazione del Digital Security Act per un post su Facebook critico nei confronti del governo del Bangladesh. Nel suo atto d’accusa, l’intellettuale denunciava un canale privilegiato nel trattamento e nella cura della Covid-19 per personalità di primo piano e Vip. Inoltre, in piena emergenza sanitaria egli denunciava il fatto che molti medici lavoravano senza ricevere lo stipendio, oltre a diversi altri aspetti critici nei confronti delle massime cariche politiche e istituzionali.

Secondo la polizia Mushtaq Ahmed (nella foto) contribuiva a diffondere false informazioni e calunnie, utilizzando i social media. 

Negli ultimi tempi il 53enne scrittore e intellettuale si era distinto per le posizioni critiche nei confronti della leadership del Paese. Il dottor Sharif, del Shaheed Tajuddin Medical College Hospital, riferisce che l’uomo “è arrivato in ospedale che era già deceduto. Tuttavia, la causa precisa della sua morte non può essere accertata fino a che non sarà eseguita l’autopsia”. 

In questi mesi si sono ripetuti gli appelli per la sua liberazione: poco dopo il suo arresto, a maggio, almeno 300 personalità bangladeshi hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui invocavano il suo rilascio, assieme al vignettista Ahmed Kishore. Nella serata di ieri un gruppo di studenti della Dhaka University ha promosso una manifestazione di protesta per la morte, denunciando le responsabilità del governo. 

Fra i dimostranti vi era anche il giovane cristiano Alik Mree, che ad AsiaNews dichiara: “Lo scrittore Mushtaq Ahmed è morto a causa del Digital Security Act, per questo chiediamo l’abolizione della legge. Vogliamo una inchiesta” che faccia piena luce sulla vicenda. Per molti quello dello scrittore è un omicidio di Stato e le autorità di Dhaka sono le prime responsabili. 

Fra quanti chiedono una inchiesta approfondita e giustizia vi è anche il Committee to Protect Journalists, con base a New York. “Le autorità del Bangladesh - sottolineano in una nota - devono condurre una indagine rapida, trasparente e indipendente sulla morte in carcere dello scrittore e commentatore Mushtaq Ahmed. E dovrebbero rilasciare il vignettista Kabir Kishore [in cella con le stesse accuse di Ahmed], indagando sulla denuncia di violenze e abusi subiti in cella”.

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