Dhaka, donne abusate in Arabia saudita denunciano le torture
Da gennaio ad agosto 2019 almeno 850 lavoratrici sono riuscite a scappare dal regno saudita. Tra il 2016 e il 2019 il Bangladesh ha riaccolto le salme di 311 donne. La storia di Nazma, uccisa perché si ribellava agli stupri.
Dhaka (AsiaNews) – Nazma Begum, 40 anni, era partita da Manikgonj, in Bangladesh, per cercare fortuna in Arabia saudita come domestica; invece nel Paese del golfo ha trovato la morte. il suo datore di lavoro l’ha uccisa insieme al figlio perché aveva osato ribellarsi alle violenze sessuali e alle molestie cui veniva costretta ogni giorno. La donna aveva anche chiesto aiuto all’ambasciata bengalese a Riyadh, ma nessuno ha raccolto il suo appello. È una delle tante storie di molestie subite dalle donne che si recano in Arabia saudita per lavorare. La sua vicenda, insieme a quella di altre vittime, è stata raccontata qualche giorno fa durante una marcia di protesta a Dhaka, cui hanno partecipato centinaia di persone.
La manifestazione si è tenuta al club della stampa il primo novembre. Era organizzata da “Samajtantrik Mohila”, un forum che difende i diritti delle donne. Ad AsiaNews Rawsan Ara Rosho, presidente dell’associazione, denuncia: “Il governo del Bangladesh parla solo di rimesse dall’estero per sviluppare l’economia del Paese, ma non fa nulla per le lavoratrici che vengono abusate e perseguitate. Siamo qui a protestare per tutte loro”.
Il fenomeno delle violenze sessuali e delle torture subite dalle domestiche nel regno saudita è una piaga diffusa tra le donne che si recano all’estero per sostenere la famiglia e migliorare la propria vita. Secondo Rawan, tra gennaio e agosto 2019 circa 850 lavoratrici sono riuscite a scappare e sono tornate in Bangladesh. Di queste, 109 nel mese di agosto. “Sono tornate per scappare alle persecuzioni fisiche, sessuali e psicologiche”.
Accanto ai vivi, ci sono anche i morti. “Quest’anno abbiamo ricevuto i corpi di 119 donne, dall’Arabia saudita e altri dai vari Paesi del Medio oriente”. L’associazione chiede che venga fatta giustizia per le lavoratrici e che venga messa sotto accusa la negligenza dei funzionari dell’ambasciata.
Secondo Brac, una Ong che si occupa di recuperare e curare le migranti che riescono a scappare dai luoghi di tortura, la maggior parte delle lavoratrici che si recano nel regno subisce qualche forma di violenza. Tra il 2016 e giugno 2019, hanno fatto rientro in Bangladesh i cadaveri di 311 donne dai Paesi del golfo. Almeno 30 domestiche si sono suicidate perché non riuscivano più a sopportare le torture; di queste, 19 lavoravano nel regno di Riyadh.
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