Dhaka, centinaia di studenti feriti. Protestavano contro i posti di lavoro riservati
In Bangladesh il 56% dei posti pubblici è dato a figli e nipoti dei soldati della guerra di liberazione, donne, tribali e disabili. L’8% della popolazione è disoccupata e 10 milioni sono emigrati all’estero in cerca di fortuna.
Dhaka (AsiaNews) – Centinaia di studenti sono rimasti feriti a Dhaka. Da quattro giorni essi manifestano contro il sistema di quote nei posti di lavoro pubblici, che essi ritengono iniquo e ingiusto. Gli studenti chiedono una riforma delle percentuali di posti riservati a figli e nipoti di coloro che hanno combattuto nella guerra civile e ad altre categorie vulnerabili.
In Bangladesh il 56% dei posti pubblici è riservato: il 30% a figli e nipoti dei “freedom fighters”, i combattenti della guerra di liberazione; il 10% alle donne, una percentuale analoga ai distretti più poveri, il 5% alle minoranze etniche e l’1% alle persone disabili. Secondo i manifestanti, tale sistema influisce sul tasso di disoccupazione, che nel Paese è superiore all’8%. Per questo almeno 10 milioni di bengalesi sono emigrati all’estero in cerca di un impiego.
Da ieri sera alcuni siti governativi sono stati hackerati. Al posto della homepage, compaiono foto delle manifestazioni in corso. Le proteste si susseguono di fronte alla Dhaka University Central Library. Da pacifica, la dimostrazione è presto degenerata, con scontri tra dimostranti e agenti. Accanto agli studenti, il partito d’opposizione Bangladesh National Party (Bnp); la polizia invece gode del sostegno della Bangladesh Chhatra League, ala studentesca del partito di governo Awami League.
Un manifestante afferma ad AsiaNews: “Mi sono candidato diverse volte per un posto pubblico, ma non ce l’ho fatta. Ritengo che il numero delle quote riservate debba diminuire. Solo così sarà benedetto chi cerca lavoro nel pubblico”. Poi lamenta: “La nostra protesta era pacifica, ma i poliziotti ci hanno attaccati. Il governo deve capire la nostra sofferenza”.
Nel frattempo si sono uniti ai colleghi anche gli studenti delle università private. I giovani boicottano le lezioni e impediscono lo svolgimento degli esami. Promettono che non si disperderanno fino a quando non verranno accolte le loro richieste. Chiedono inoltre le scuse di Matia Chowdhury, ministro dell’Agricoltura, che il 9 aprile davanti al Parlamento li ha definiti “figli dei razakars”, la forza paramilitare anti-Bangladesh organizzata dall’esercito pakistano durante la guerra di liberazione del 1971.
Dal canto loro, anche gli studenti si sono resi protagonisti di atti di violenza: alcuni hanno assaltato la residenza del vice cancelliere dell’università di Dhaka. Ieri Obaidul Quader, segretario generale dell’Awami League e ministro dei trasporti stradali e dei ponti, ha assicurato che “i colpevoli del barbaro atto saranno portati davanti alla giustizia”.