Dhaka, bandiere nere e slogan pro-Califfato: la deriva radicale del post-Hasina
Il ritorno alla libertà di espressione, conseguente alla caduta dell’ex premier, dà voce anche a movimenti e gruppi estremisti. Nelle manifestazioni di piazza dei giorni scorsi sono emersi stendardi che ricordano l’Isis. Polizia e forze dell’ordine in azione per scongiurare l’escalation fondamentalista, ma fra le minoranze - cristiani compresi - vi è preoccupazione.
Dhaka (AsiaNews) - Con la caduta della premier di lungo corso Shiekh Hasina e il suo esilio, una delle conseguenze più significative per la popolazione del Bangladesh è stata il ritorno alla libertà di parola e di espressione, represse sotto il precedente governo. Per oltre un decennio, infatti, le organizzazioni politiche, sociali e religiose erano censurate dagli apparati dello Stato mentre ora sono tornate ad esprimersi in modo aperto. Il rovescio della medaglia secondo alcune voci critiche, è che questa rinnovata apertura ha permesso anche a entità e gruppi estremisti, sinora contrastati e repressi con la forza, di acquistare visibilità, intervenire in pubblico e mostrare i propri tratti distintivi: come è il caso delle “bandiere nere” che ricordano quelle tristemente famose dello Stato islamico (SI, ex Isis) con i suoi massacri dal Medio oriente all’Asia del Sud e del Sud-est.
Fonti local raccontano che diverse organizzazioni, un tempo perseguitate, stanno ora riemergendo con nuova energia e vigore, promuovendo una vasta gamma di attività. Anche gli studenti delle principali istituzioni scolastiche di Dhaka sono scesi in strada, partecipando a raduni e incontri in particolare su questioni religiose. Dopo anni di silenzio, questi movimenti riflettono un rinnovato senso di libertà e impegno civico, un segnale ottimistico per il futuro del Bangladesh se non vi fosse il timore di una deriva fondamentalista.
La scorsa settimana centinaia di studenti di diversi college e scuole, tra cui importanti istituti missionari cristiani come il Notre Dame College (Ndc) e la St. Joseph’s Higher Secondary School, hanno promosso della manifestazioni di protesta. I dimostranti hanno anche invocato la fine del genocidio in Palestina (Cisgiordania e Gaza), condannato gli insulti contro il profeta Maometto e chiesto l’istituzione di un Califfato islamico retto dalla sharia, la legge islamica.
Queste manifestazioni hanno scatenato tensioni, soprattutto tra i musulmani progressisti e le minoranze religiose, che temono per la propria sopravvivenza nel caso di una ascesa al potere - o anche solo di una crescente visibilità, e seguito - della frangia estremista. Alcuni sostengono che le bandiere nere assomiglino a quelle utilizzate dai gruppi militanti islamici, fra i quali lo stesso Daesh [acronimo arabo per l’Isis]. Si sospetta anche che queste proteste possano essere state istigate da un partito politico, che intende fomentare il caos.
Nello striscione di uno studente del Notre Dame College si leggeva: “Fonda il Califfato e salvaguarda l’onore del Profeta Maometto”. In diverse zone di Dhaka sono stati incisi sui muri messaggi che promuovono il modello islamico radicale dello Stato. “L’unica strada per la vera libertà e la liberazione è il sistema del Califfato” è l’invocazione scandita dal gruppo studentesco “Anjumane al Bayyinat” nel quartiere di Farmgate, nella capitale. Le forze dell’ordine, nel frattempo, sospettano che i dimostranti siano membri o affiliati all’organizzazione vietata Hizb ut-Tahrir. Il commissario della polizia metropolitana di Dhaka (Dmp) Mainul Hasan ha chiarito che “Hizb ut-Tahrir è un’organizzazione vietata. Non possono operare apertamente, quindi stanno cercando di agire in modo precipitoso. È in corso una operazione di polizia nei loro confronti”.
Un video postato sui social media da un giornalista mostra studenti di scuole e università che marciano davanti al Jatiya Sangsad Bhaban di Dhaka il 6 ottobre scorso, anch’essi con bandiere nere. Il corteo è stato organizzato sotto le insegne di uno striscione che recita: “Insegnanti e studenti consapevoli. Scuola secondaria superiore di San Giuseppe”. Gli studenti hanno portato bandiere nere con scritte, accanto alle bandiere del Bangladesh e della Palestina. Un video che circola sui social media mostra una processione a Kishoreganj il 4 ottobre scorso, organizzata da “Tawhidi Jantar”. Mentre i partecipanti protestavano contro gli insulti a Maometto e chiedevano la creazione di un califfato islamico si sono uniti anche alcuni stranieri, parte dei quali indossavano bandiere nere e grosse sciarpe colorate.
Kadruddin Shishir, fact-checker ed esperto nella verifica di notizie, ha analizzato attentamente il video, notando che la bandiera nera utilizzata assomigliava a quelle associate all’Isis. Shafi Md. Mustafa, professore dell’università di Dhaka, aggiunge che l’uso di queste bandiere in Bangladesh potrebbe portare a essere collegati al movimento estremista. Nel frattempo, il gruppo militante al bando Hizb ut Tahrir ha cercato di ottenere la revoca del divieto, posizionandosi all’interno di un movimento politico col proposito di rovesciare il governo. Gli esperti di sicurezza avvertono che ciò potrebbe alimentare la diffusione della militanza radicale, mentre la polizia è già in azione nel tentativo di impedirlo. Le minoranze religiose, in particolare i cristiani, hanno espresso preoccupazioni per la loro sicurezza, temendo nuovi attacchi o una escalation della violenza.
19/08/2021 14:04