Deputato pro-Cina: “Nessun massacro a Tiananmen, niente democrazia fino al 2022”
Secondo Ma Lik, presidente dell’Alleanza democratica per lo sviluppo ed il progresso di Hong Kong (pro-Pechino), la repressione del movimento studentesco del 1989 “non è stata un massacro”. Il politico è stato costretto a ritrattare le sue affermazioni dal suo stesso Partito.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – La repressione del movimento pro-democrazia di piazza Tiananmen “non è stata un massacro” ed il suffragio universale nel Territorio “non potrà essere applicato fino al 2022, dato che la popolazione dimostra di non avere patriottismo o amore per il Partito comunista”.
Lo ha detto il presidente dell’Alleanza democratica per lo sviluppo ed il progresso di Hong Kong (Dab), Ma Lik, durante una conferenza stampa che si è svolta il 15 maggio scorso. Il dibattito sul massacro del 4 giugno del 1989 è molto acceso in questi giorni, mentre come ogni anno il Territorio si prepara ad organizzare la manifestazione in ricordo del movimento pro-democrazia ed anti-corruzione e della sua sanguinosa repressione.
Il politico ha poi aggiunto che “gli studenti qui non ricevono la giusta educazione, e molti di loro non si curano della madrepatria. Per questo la democrazia non potrà essere introdotta fino al 2022”.
Ma Lik, noto per le sue accese posizioni pro-Pechino, ha poi ritrattato in parte le considerazioni di Tiananmen definendole “frivole”. Tuttavia, ha chiarito ieri, “continuo a non credere ad un massacro. La cosa più importante è trovare la verità”.
Egli ha poi aggiunto che le affermazioni sul suffragio universale e sul sistema scolastico di Hong Kong “sono state esposte in maniera sbagliata. L’unica cosa che volevo dire è che gli insegnanti non dovrebbero essere liberi di insegnare quello che vogliono”. In Hong Kong vi sono attualmente scuole governative e scuole libere, sovvenzionate dal governo. Da tempo però il locale ministero per l'Educazione cerca di avere un controllo ideologico su tutte le scuole, anche quelle libere, suscitando l'opposizione e la resistenza delle scuole cattoliche e protestanti.
Il cambio di rotta di Ma Lik non è stato però sufficiente: persino il vice presidente del suo Partito, Lau Kong-wah, ha sconfessato la presa di posizione del suo superiore, definendo le sue affermazioni “non appropriate”. Lau ha chiarito che “se sono stati tirati in ballo argomenti inutili, che hanno ferito i sentimenti della gente, è possibile che il nostro Partito debba chiedere scusa pubblicamente”.
L’alleanza dei partiti democratici non si è limitata a questo. Per il sindacalista Lee Cheuk-yan, “è necessario istruire i membri del suo Partito alla verità, e dare giustizia a chi ha sofferto quella notte”.
Per questo, l’alleanza ha inviato oggi una lettera a Ma in cui lo invita ad un pubblico dibattito con Szeto Wah, attivista sopravvissuto al massacro, il 27 maggio prossimo.“Se Ma vuole cercare la verità – ha spiegato Lee - siamo disposti a cercarla insieme”.
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