Delhi porta gli alpinisti sulla frontiera contesa con Pechino
Nella Giornata mondiale del turismo aperto un campo base sul ghiacciaio di Siachen, nella regione himalayana del Ladakh al confine con l'Aksai Chin. Potranno visitare il "memoriale dei martiri" caduti nella guerra. Intanto la Cina rafforza le sue postazioni militari nella zona.
New Delhi (AsiaNews) – Nella “guerra sul tetto del mondo” con la Cina, l'India gioca la carta degli alpinisti. Ieri - nella giornata mondiale del turismo - ha aperto ufficialmente un campo base sul ghiacciaio di Siachen, nella regione di confine del Ladakh, teatro nella primavera 2020 dei combattimenti costati la vita a decine di soldati indiani e cinesi tra i ghiacci perenni dell'Himalaya. La regione indiana del Ladakh e quella cinese dell'Aksai Chin sono divise da una linea di frontiera provvisoria; negli ultimi anni l'India ha anche compiuto importanti investimenti infrastrutturali nella regione.
In questo ambito si inserisce anche il campo base di Siachen che da ieri è accessibile ai turisti indiani dell'alta quota “che potranno spingersi fino al confine con la Cina”. Presentando l'iniziativa il governo di New Delhi non ha mancato di sottolineare il grande lavoro svolto dagli ingeneri dell'esercito indiano “in condizioni impervie” e ha spiegato che i turisti in questa area del Ladakh potranno visitare il “memoriale dei martiri” caduti nella guerra con la Cina.
Pechino e New Delhi condividono un confine di 3488 km nell’impervia regione himalayana, per il quale hanno combattuto un breve ma sanguinoso conflitto nel 1962. L'India rivendica ampi settori dell’Aksai Chin (che i cinesi hanno ottenuto dal Pakistan); la Cina avanza pretese sullo Stato indiano dell’Arunachal Pradesh.
Dopo i combattimenti del maggio 2020 nella valle di Galwan i due comandi degli eserciti avevano raggiunto un accordo per abbassare il livello dello scontro. Ma il clima resta teso: è delle ultime ore la notizia di ulteriori nuove costruzioni nell'Aksai Chin nelle postazioni ad alta quota dell'esercito cinese. Secondo fonti di Pechino si tratterebbe di una “risposta” alle iniziative di New Delhi nel Ladakh.