Del Boca: “Gheddafi vuole diventare un martire e resisterà fino alla fine”. Timori per una guerra totale
di Simone Cantarini
Migliaia di persone sono ancora legate a al leader libico e rischiano di perdere tutto con la sua sconfitta. L’improvvisa caduta di Tripoli causata dalla stanchezza del rais e popolazione. Il Paese rischia di cadere in mano a personaggi senza scrupoli.
Roma (AsiaNews) – “Gheddafi è ancora vivo e di certo non fuggirà. Il suo scopo è diventare un martire e resisterà fino alla fine”. È quanto afferma in un’intervista ad AsiaNews, Angelo del Boca, giornalista e storico esperto di Libia che sottolinea il timore di una guerra totale fra lealisti e rivoltosi. Egli sottolinea che molte città e villaggi del golfo della Sirte e altre aree del Paese sono ancora sotto il controllo delle forze lealiste. Migliaia di persone sono ancora legate al rais e rischiano di perdere tutto con la sua caduta.
Secondo lo storico mesi di bombardamenti hanno fiaccato la resistenza intorno alla capitale, nonostante Gheddafi abbia più volte invitato la popolazione a resistere fino alla morte. Per lo storico “è bastata una lacuna nella difesa per consentire ai ribelli l’ingresso a Tripoli”.
Ieri sera Ibrahim Moussa, portavoce del regime ha messo in guardia dal rischio di un “bagno di sangue”, per l’accanimento del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) contro i sostenitori del regime. In queste ore il bunker di Gheddafi è sotto assedio, ma non vi è traccia del leader libico. Secondo i media, i ribelli hanno incontrato poca resistenza, ribaltando una situazione fino a pochi giorni fa ancora in fase di stallo.
Ciò che preoccupa lo studioso è il futuro della Libia del post-Gheddafi, che rischia di cadere in mano a un “gruppetto” composto da personaggi senza scrupoli, ex membri del regime o legati all’estremismo islamico.
Subito dopo l’annuncio della presa di Tripoli, il Cnt ha assicurato agli alleati Nato la veloce ripresa della produzione petrolifera. “E’ difficile comprendere fra quanto e come finirà questa guerra – afferma del Boca - di sicuro il principale obiettivo dei Paesi Nato, soprattutto la Francia, era il petrolio e non solo la difesa dei civili. Di sicuro l’Italia perderà gran parte dei suoi costosi investimenti”.
Tuttavia secondo lo storico, una speranza potrebbe giungere dai diversi dissidenti e intellettuali democratici libici all’estero, che desiderano un reale cambiamento del Paese. Fra i più attivi, Anwar Fekini, storico oppositore di Gheddafi e avvocato di fama internazionale fuggito negli Stati Uniti, che in questi mesi ha sostenuto la resistenza sulle montagne a Sud di Tripoli. Secondo il dissidente una volta terminati gli scontri avranno inizio i preparativi per le elezioni, che dovranno essere libere e senza condizionamenti esterni.
Secondo lo storico mesi di bombardamenti hanno fiaccato la resistenza intorno alla capitale, nonostante Gheddafi abbia più volte invitato la popolazione a resistere fino alla morte. Per lo storico “è bastata una lacuna nella difesa per consentire ai ribelli l’ingresso a Tripoli”.
Ieri sera Ibrahim Moussa, portavoce del regime ha messo in guardia dal rischio di un “bagno di sangue”, per l’accanimento del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) contro i sostenitori del regime. In queste ore il bunker di Gheddafi è sotto assedio, ma non vi è traccia del leader libico. Secondo i media, i ribelli hanno incontrato poca resistenza, ribaltando una situazione fino a pochi giorni fa ancora in fase di stallo.
Ciò che preoccupa lo studioso è il futuro della Libia del post-Gheddafi, che rischia di cadere in mano a un “gruppetto” composto da personaggi senza scrupoli, ex membri del regime o legati all’estremismo islamico.
Subito dopo l’annuncio della presa di Tripoli, il Cnt ha assicurato agli alleati Nato la veloce ripresa della produzione petrolifera. “E’ difficile comprendere fra quanto e come finirà questa guerra – afferma del Boca - di sicuro il principale obiettivo dei Paesi Nato, soprattutto la Francia, era il petrolio e non solo la difesa dei civili. Di sicuro l’Italia perderà gran parte dei suoi costosi investimenti”.
Tuttavia secondo lo storico, una speranza potrebbe giungere dai diversi dissidenti e intellettuali democratici libici all’estero, che desiderano un reale cambiamento del Paese. Fra i più attivi, Anwar Fekini, storico oppositore di Gheddafi e avvocato di fama internazionale fuggito negli Stati Uniti, che in questi mesi ha sostenuto la resistenza sulle montagne a Sud di Tripoli. Secondo il dissidente una volta terminati gli scontri avranno inizio i preparativi per le elezioni, che dovranno essere libere e senza condizionamenti esterni.
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