Decine di migliaia al primo comizio elettorale di Aung San Suu Kyi fuori Yangon
La leader dell'opposizione in visita a Tavoy, cittadina della costa dove ha tenuto un incontro in vista del voto del primo aprile. La Nobel per la pace auspica un voto "libero e giusto" e invita la popolazione a vigilare perché non vi siano indebite pressioni. Slogan e canti acclamano la "Signora".
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Decine di migliaia di persone hanno accolto la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, nel primo appuntamento politico di carattere pubblico lontano da Yangon. Il comizio di ieri a Tavoy (Dawei), cittadina della costa a oltre 600 km dalla centro economico e finanziario del Myanmar, è parte della campagna promossa dalla Nobel per la pace, in vista del voto del primo aprile. I birmani andranno alle urne per la seconda tornata delle elezioni parlamentari, dove al momento restano vacanti 48 seggi lasciati liberi da funzionari che ricoprono ruoli ministeriali. Le strade erano letteralmente inondate di gente, che agitava bandiere e intonava balli e canti dedicati alla "Signora", icona della lotta democratica nel Paese.
Rivolgendosi ai propri sostenitori, la leader della Nld ha sottolineato di aver "scelto il posto giusto" per iniziare il tour elettorale. Perché il voto sia "libero e giusto" è importante la partecipazione popolare, affinché "non vi siano voti di scambio o minacce". Nella visita di un giorno a Dawei, la 66enne Aung San Suu Kyi ha aggiunto di auspicare "maggiore stabilità" e la possibilità di creare "molte opportunità" di sviluppo. Intanto la folla scandiva a gran voce frasi di sostegno e slogan fra cui "lunga vita alla Signora".
La possibilità concessa alla leader dell'opposizione democratica di concorrere per un seggio in Parlamento è solo l'ultima di una serie di riforme attuate dal nuovo governo birmano, retto per oltre 50 anni da una ferrea dittatura militare. L'esecutivo - pur legato e formato da molti ex generali e alti ufficiali dell'esercito - è salito al potere lo scorso anno, in seguito alle elezioni del novembre 2010 caratterizzate dall'assenza di Aung San Suu Kyi, la cui condanna agli arresti domiciliari si è conclusa nelle settimane successive al voto.
Da quel momento il regime ha avviato una serie di riforme, fra cui il reintegro della Lega nazionale per la democrazia (Nld) nel panorama politico nazionale, il raggiungimento del cessate il fuoco con una parte dei gruppi etnici ribelli e il rilascio di diverse centinaia di prigionieri politici. Le nazioni occidentali considerano la possibilità di rimuovere le sanzioni economiche e commerciali che da oltre due decenni colpiscono il Myanmar. Il voto di aprile rappresenta un test importante per il governo birmano e un possibile sviluppo delle relazioni internazionali.
Quello di ieri è stato il primo comizio elettorale di Aung San Suu Kyi lontano da Yangon; tuttavia la leader della Nld aveva già compiuto lo scorso anno un tour "politico" a Pegu, fra imponenti di misure di sicurezza nel timore di attentati. La "Signora" ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti per la sua lotta a favore della democrazia in Myanmar. Nel 2003, durante uno dei brevi momenti di libertà, un convoglio della Suu Kyi è rimasto vittima di un agguato, dietro il quale vi sarebbe la mano degli ex leader della giunta militare che volevano minarne la popolarità.
Rivolgendosi ai propri sostenitori, la leader della Nld ha sottolineato di aver "scelto il posto giusto" per iniziare il tour elettorale. Perché il voto sia "libero e giusto" è importante la partecipazione popolare, affinché "non vi siano voti di scambio o minacce". Nella visita di un giorno a Dawei, la 66enne Aung San Suu Kyi ha aggiunto di auspicare "maggiore stabilità" e la possibilità di creare "molte opportunità" di sviluppo. Intanto la folla scandiva a gran voce frasi di sostegno e slogan fra cui "lunga vita alla Signora".
La possibilità concessa alla leader dell'opposizione democratica di concorrere per un seggio in Parlamento è solo l'ultima di una serie di riforme attuate dal nuovo governo birmano, retto per oltre 50 anni da una ferrea dittatura militare. L'esecutivo - pur legato e formato da molti ex generali e alti ufficiali dell'esercito - è salito al potere lo scorso anno, in seguito alle elezioni del novembre 2010 caratterizzate dall'assenza di Aung San Suu Kyi, la cui condanna agli arresti domiciliari si è conclusa nelle settimane successive al voto.
Da quel momento il regime ha avviato una serie di riforme, fra cui il reintegro della Lega nazionale per la democrazia (Nld) nel panorama politico nazionale, il raggiungimento del cessate il fuoco con una parte dei gruppi etnici ribelli e il rilascio di diverse centinaia di prigionieri politici. Le nazioni occidentali considerano la possibilità di rimuovere le sanzioni economiche e commerciali che da oltre due decenni colpiscono il Myanmar. Il voto di aprile rappresenta un test importante per il governo birmano e un possibile sviluppo delle relazioni internazionali.
Quello di ieri è stato il primo comizio elettorale di Aung San Suu Kyi lontano da Yangon; tuttavia la leader della Nld aveva già compiuto lo scorso anno un tour "politico" a Pegu, fra imponenti di misure di sicurezza nel timore di attentati. La "Signora" ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti per la sua lotta a favore della democrazia in Myanmar. Nel 2003, durante uno dei brevi momenti di libertà, un convoglio della Suu Kyi è rimasto vittima di un agguato, dietro il quale vi sarebbe la mano degli ex leader della giunta militare che volevano minarne la popolarità.
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