28/08/2021, 08.00
GIORDANIA
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Dana, ambientalisti contro Amman che vuole sfruttare la riserva naturale

Il governo intende espropriare 106 km quadrati di terreno, pari a un terzo del totale. Nel sottosuolo sono contenuti rame e magnesio. Per le autorità le opere di estrazione potrebbero valere sino a quattro miliardi. Esperto smentisce le cifre e parla di un massimo di 30 milioni di dollari. Ecologisti invitano ad attirare i turisti con  “un’economia sostenibile”. 

Amman (AsiaNews) - Gli ambientalisti giordani sono sul piede di guerra contro Amman, che ha deciso di modificare i confini di una delle più importanti riserve naturali del Paese per sfruttare a fini estrattivi le riserve di rame e magnesio racchiuse nel sottosuolo. A scatenare la controversia l’annuncio, il 20 agosto scorso, da parte del ministero dell’Energia che vuole espropriare circa 106 km quadrati di terreno nell’area protetta di Dana, nel sud, pari a un terzo del totale della riserva.

A far gola al governo, alla ricerca disperata di risorse economiche da sfruttare in tempo di crisi da Covid-19, gli oltre 45 milioni di tonnellate di rame che giacciono nel sottosuolo, per un valore stimato di circa quattro miliardi di dollari. In una nota le autorità del regno hascemita affermano che le estrazioni minerarie nell’area garantiranno almeno 3500 nuovi posti di lavoro, con un investimento iniziale di 280 milioni di dollari. Nel 2016 Amman aveva firmato un contratto di sfruttamento con una compagnia mineraria, la quale si è ritirata perché i responsabili della riserva naturale hanno più volte impedito ai loro tecnici l’accesso all’area. 

La creazione della riserva naturale risale al 1989 e la denominazione ufficiale di Dana Biosphere Reserve è del 1993. Essa comprende buona pare della Great Rift Valley, formate da montagne, plateau e altipiani desertici. Secondo l’Unesco al suo interno vi sono quattro zone biogeografiche diverse: mediterranea, irano-turanian, saharo-araba e zona di penetrazione del Sudan e ospita numerose specie protette o a rischio estinzione. 

La gestione è affidata alla Royal Society for the Conservation of Nature (Rscn), che si è fin da subito battuta contro il taglio di un terzo per fini economici, definendo “non fattibile” l’attività di estrazione di rame nella regione. Interpellato da al-Monitor il presidente Khalid Irani ha sottolineato che il governo non si è consultato con la Rscn prima di prendere la decisione, che definisce “un giorno nero” per il regno. La società ha anche dato mandato ai propri legali di bloccare il progetto. 

“Le attività minerarie - ha affermato Irani - danneggeranno gli ecosistemi unici della biosfera” e toglieranno il lavoro a 85 impiegati giordani, dando sostegno indiretto a oltre 200 famiglie per un reddito complessivo di 3,3 milioni di dollari all’anno. Egli ha poi aggiunto che le attività minerarie avranno conseguenze disastrose per la biodiversità della riserva. “L’area - conclude - vanta uno scenario mozzafiato grazie al suo terreno vario, alla diversità geologica che spazia dal calcare al granito e alla diversità biologica che comprende centinaia di piante e dozzine di rettili e mammiferi, alcuni dei quali rari o in via di estinzione” e gli uccelli migratori.

Fra le voci critiche vi è anche quella dell’ex ministro dell’Economia e ambientalista Yusuf Mansour, che contesta i dati forniti dal governo (non miliardi, ma un massimo di 30 milioni) e la fattibilità delle operazioni di estrazione. “Vi è una esagerazione - sottolinea - nelle cifre dell’esecutivo”, che dovrebbe invece investire nella riserva come destinazione privilegiata dell’eco-turismo. “Dana - conclude l’esperto - è unica e sarebbe molto meglio investire su di essa per attirare i turisti” creando al tempo stesso “un’economia sostenibile”. 

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