Damasco in piazza contesta i rapporti dell'Onu
Alle accuse di Mehlis per l'assassinio di Hariri, si uniscono le critiche di Roed-Larsen per la presenza dei servizi siriani in Libano. In Siria si chiamano gli arabi alla solidarietà, evocando una nuova divisione del Medio oriente.
Damasco (AsiaNews) Continuano a Damasco le manifestazioni contro le accuse che il rapporto Mehlis rivolge alla Siria e che sembrerebbero voler coinvolgere anche il presidente Assad, mentre oggi la lega araba, per bocca del suo segretario generale Amro Moussa, si è dichiarata contraria a qualsiasi sanzione contro la Siria, in quella che sembra una risposta all'appello lanciato ieri dal coordinatore dell'Unione dei partiti uniti a Damasco, Moustafa Bekdach, che si era rivolto alla "Dignità araba", perché esprimesse solidarietà nei confronti della Siria, affermando che se oggi non si reagisce il domani sarà duro, catastrofico. L'Iran, da sua parte, conferma la sua posizione a favore della Siria: il presidente del parlamento iraniano, Gholam Ali Hadad-Adel ha detto che si rifiuta di credere al coinvolgimento di Damasco nell'assassinio di Hariri e ha criticato il contenuto del rapporto di Mehlis.
Ad aggravare la situazione c'è stata la pubblicazione, ieri, del secondo rapporto di Terjé Roed-Larsen, inviato speciale dell'Onu sull'applicazione della risoluzione 1559, anch'esso critico nei confronti di Damasco, malgrado qualche segno considerato positivo, a livello dei rapporti tra la Siria ed il Libano tra i quali si ritiene urgente l'istituzione di rapporti diplomatici. Il rapporto, in particolare, critica la continua presenza dei servizi segreti siriani ancora in Libano, malgrado il ritiro dell'esercito siriano, dopo 30 anni di occupazione del Paese dei cedri.
Questo secondo rapporto di Larsen, che segue quello reso noto il 29 aprile, viene visto qui in Siria come una seconda parte del rapporto di Mehlis e come una parte integrante del "complotto internazionale contro la Siria". Il tutto come parte di un progetto per "una nuova redazione internazionale della logica di cambiamento delle politiche del regime siriano".
Scritte antiamericane sono comparse oggi a Damasco negli striscioni di una manifestazione degli studenti della facoltà di belle arti: "No all'ingerenza americana nel futuro dei popoli", "La Siria non è responsabile del terremoto in Pakistan, ci manca ancora quest'accusa...", e altri come "Laresen e Mehlis: Due facce di una stessa medaglia...".
Sul piano politico, dopo la telefonata del presidente Assad a Putin, per chiederne l'intervento a favore della Siria, in Consiglio di sicurezza ed il monito del vice-ministro degli Affari esteri siriano, Walid El Mouallem, che ieri ha messo in guardia contro l'uso sbagliato del rapporto di Mehlis, evocando un nuovo patto Saiks-Pico (l'accordo firmato nel 1919 dagli alleati che divise i Paesi arabi, ponendo Libano e Siria sotto mandato francese e la Palestina sotto quello britannico), oggi si segnala una reazione forte contro le dichiarazioni dell'ambasciatore americano all'Onu, John Bolton. Il diplomatico americano afferma il diritto della Commissione d'inchiesta internazionale di Mehlis di "aver accesso a tutti i siriani incolpati nell'assassinio di Hariri, compreso, se lo giudica utile, Bachar El Assad", perché "nessuno è sopra la legge".