Damasco, urne aperte per le elezioni: scontata la vittoria di Assad
Il presidente uscente, al potere dal 2000, è alla ricerca del quarto mandato. Pressoché sconosciuti i due unici candidati rivali ammessi dalla commissione elettorale. Esclusa dal voto l’opposizione all’estero. Urne aperte fino alle 7 di sera, sono 12mila i seggi sparsi per il Paese. Non si vota nell’area curda e a Idlib, nelle mani dei ribelli.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Questa mattina hanno aperto i seggi nei territori della Siria sotto il controllo governativo - la maggioranza, ad eccezione di alcune piccole e residue sacche - per le elezioni presidenziali. Favorito alla vittoria finale il leader uscente, Bashar al-Assad, in cerca del quarto mandato e chiamato a risollevare le sorti di una nazione e di un popolo affamato da oltre 10 anni di guerra e sanzioni.
Come da previsioni, le operazioni di voto sono iniziate alle 7 del mattino. La televisione di Stato ha trasmesso sin dall’inizio immagini di lunghe file nei seggi sparsi per il Paese, con l’obiettivo di mostrare una partecipazione popolare e massiccia alla rassegna elettorale bollata come farsa dall’Occidente.
I votanti potranno esprimere le loro preferenze in uno dei 12mila seggi entro le 7 di questa sera ora locale, ma non è escluso un prolungamento dell’orario. Secondo quanto riferisce la Commissione elettorale, i risultati saranno ufficializzati entro 48 ore dalla chiusura delle operazioni di voto. Escluse le regioni autonome curde nel nord-est e l’ultima grande roccaforte nelle mani di jihadisti e ribelli, la provincia di Idlib nel nord-ovest con i suoi tre milioni di abitanti.
Le elezioni presidenziali giungono in un momento di relativa calma e pochi combattimenti sul terreno. Tuttavia, l’economia nazionale è ai minimi storici e le infrastrutture in completa rovina. Al potere dal 2000, il presidente uscente Bashar al-Assad, 55 anni, è già sicuro della vittoria. Su decine di candidature - fra le quali diverse donne, prima assoluta - la commissione ha ammesso al voto finale solo due sfidanti, pressoché sconosciuti: l’ex ministro e parlamentare Abdallah Salloum Abdallah e un membro della cosiddetta “opposizione” tollerata dal regime, Mahmoud Mareï.
La legge elettorale impone ai candidati di aver vissuto in Siria negli ultimi 10 anni prima del voto, escludendo di fatto la gran parte delle opposizioni e dei dissidenti anti-Assad che vivono all’estero, in esilio. Per questo essi giudicano il voto una farsa finalizzata solo a legittimare la leadership al potere. Stati Uniti e Unione europea hanno già condannato voto e risultati, che avvengono in un quadro che è tuttora segnato da conflitti e violenze. Oltre 10 anni di guerra hanno causato quasi 400mila vittime e milioni fra profughi e sfollati interni.
29/04/2021 08:41