Damasco, il Natale della Misericordia a pochi passi dai terroristi e dalle bombe
Damasco (AsiaNews) - In questi giorni “abbiamo cercato di vivere l’atmosfera e i valori del Natale incuranti del conflitto, che continua senza tregua intorno a noi. Siamo andati in chiesa, ascoltato la Messa e le recite, abbiamo visto una band di giovani cantare e suonare coi loro strumenti inni sacri, mentre a due chilometri da noi, dalla chiesa, imperversava la guerra e l’area è preda di terroristi”. È quanto racconta ad AsiaNews Riad Sargi, greco-cattolico melchita, che assieme a moglie e figli ha partecipato all’Incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia, nel settembre scorso. Egli ha celebrato le festività del Natale e il Giubileo delle famiglie nella propria parrocchia a Damasco, capitale di una Siria martoriata da cinque anni di guerra sanguinosa che ha provocato oltre 250mila vittime e almeno 11 milioni di sfollati.
Riad è un ingegnere meccanico e lavora da tempo nel settore dell’industria farmaceutica, curando l’importazione di prodotti dall’Europa. Egli collabora anche in qualità di volontario della sezione locale della Società di San Vincenzo de Paoli. Sposato con Rouba Farah, che si occupa di ricerca medica, ha tre figli: Leila Sargi (14 anni) e due gemelli (Elias e Michael) di cinque anni.
Come la gran parte dei cristiani siriani, egli ha preso parte alle funzioni di questi giorni “con il pericolo concreto di un bombardamento o di un lancio di razzi e mortai”; per questo, una volta di più, egli ricorda che “il desiderio più grande è il ritorno della pace e della riconciliazione nel nostro Paese, la Siria”, e l’inizio “al più presto possibile, del processo di ricostruzione”.
In questo anno giubilare della misericordia, vissuto in un’area di guerra e terrore, l’ingegnere cattolico desidera “con maggior forza” di “mostrare lo stile di vita cristiano e l’amore a tutte le genti di mente aperta e col cuore colmo di amore”. “Mi entusiasma - aggiunge - la possibilità di testimoniare l’ideale di amore che è insito nel cristianesimo, dove non vi è posto per l’odio, che è il primo carburante della guerra e dei conflitti che si susseguono nel nostro Paese”.
“Dio è la sorgente della misericordia - sottolinea - però speriamo che essa non sia solo una parola di cui discutere sui giornali o negli incontri, ma uno stile di vita concreto da usare verso quanti invocano amore e misericordia”. Egli aggiunge che tutto il popolo siriano ha “grande bisogno di misericordia” nel contesto di “un Paese ferito”, un bisogno “che cresce giorno dopo giorno e che vediamo nelle lacrime di quanti soffrono”.
Per questo Riad è convinto che “non sarà possibile mettere la parola fine alla crisi siriana senza misericordia, amore e riconciliazione” oggi “totalmente assenti nei cuori di quanti combattono in nome di Dio, o di come loro lo vedono e modellano per i loro scopi”. Tuttavia, a dispetto delle buone intenzioni permangono le difficoltà, i pericoli, le sofferenze di una guerra alimentata da interessi esterni e potenze straniere. A questo si aggiunge l’ideologia estremista di gruppi e fazioni che sfruttano la religione per i propri disegni criminali. “Nonostante tutto - sottolinea il cattolico siriano - oggi più che mai è importante costruire relazioni strette con tutte le anime del Paese, con l’obiettivo di riconquistare quanto perduto in termini di sicurezza e ricostruzione”.
Un ultimo pensiero è rivolto a papa Francesco che ha sempre mostrato grande vicinanza alla Siria e al suo popolo, e che già nel settembre del 2013 aveva indetto una giornata di preghiera e digiuno per il Paese. “Il papa prega, pensa e lavora sempre per la pace in Siria e ha voluto con forza una famiglia siriana all’incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia, con il proposito di manifestare tutto il suo amore per tutte le famiglie siriane”. Il Giubileo della misericordia è un grande messaggio di amore e riconciliazione per la nostra “amata Siria”, come la chiama il pontefice.
20/11/2016 11:25
10/08/2016 10:52